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Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 5

Studio Zaha Hadid Vienna/ Institute of Architecture/ University of applied arts Vienna
Plastici esposti nel padiglione austriaco alla 12a  Biennale d'architettura di Venezia

"L'architettura è una specie di oratoria della potenza per mezzo della forma."

di Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888

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Vedi anche:
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 1
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 2
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 3
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 4

Pensiero del giorno... Sicilia Fashion Village!

Oggi voglio fare un po' di pubblicità.
Oggi apre il "Sicilia Fashion Village" ad Agira in provincia di Enna.
Oggi l'architettura siciliana ha ricevuto un colpo dal quale difficilmente si risolleverà.
Oggi, ma anche ieri e anche domani.


Sito ufficiale:
www.siciliaoutletvillage.it

VENEZIA 2010 - Padiglione Ungheria: Borderline Architecture

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Il disegno è uno degli strumenti che possediamo per esternare la nostra intimità. E il momento in cui lo schizzo viene rivelato è quello in cui ci si mette in gioco, in cui si spera di essere capiti e ci si aspettano critiche: nel preciso istante in cui si rivolge il foglio all’esterno avviene l’ingresso di altri nel disegno. Tuttavia passa del tempo fino ad ottenere un disegno finito ed essere capaci di renderlo manifesto, tempo in cui avvengono cancellazioni e ripensamenti, ma quando si arriva a quello definitivo si è pronti per dichiararsi e prendere una precisa posizione.Nello schizzo sta l’anima del progetto, la sua massima espressione poichè è il luogo in cui si sviluppa il pensiero allo stato puro. Queste sono le ragioni che fanno della linea, in quanto elemento primordiale del disegno, il tema del Padiglione Ungheria.

I curatori del padiglione sono gli architetti Andor Wesselényi-Garay (1969 , Szeged), autore di circa trecento articoli, saggi, recensioni e studi, pubblicati nei periodici ATRIUM, ALAPRAJZ, Me r-U e in www.wergida.blogspot.com, e Marcel Ferencz (1970 ,Miskolc), entrambi professori associati presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Debrecen.

L'ispirazione per il Padiglione venne nella primavera del 2009, ad una conferenza di architettura di Zagabria, dove Alvaro Siza era l'ultimo oratore. Alla fine della lezione, Marcel Ferencz si aggiunse alla coda per l’autografo. E mentre nei volti della gente c’era molto nervosismo, venne il turno di Marcel. Questi, consegnata la monografia disse: "Un grande grafico per favore!" Siza guardò Marcel, sorrise e poi rispose: "Vedo che sei dedito allo sport ... sai cosa? Disegnerò un atleta in movimento in un centro sportivo." Prese il pennarello consegnatogli e con alcuni colpi abbozzò una figura scattante. Improvvisamente l'aria intorno ad Alvaro Siza si congelò, la gente in coda tacque e gli altri in piedi intorno rimasero in silenzio a guardare, come se questo piccolo disegno avesse esercitato un potere magico. Da qui nasce l’idea del Padiglione.


La sfida dei due architetti consisteva nel trovare e presentare visivamente l'unità nucleare di architettura. Le installazioni pongono al centro l’origine dell’idea architettonica espressa attraverso la matita, materia prima dell’architettura e comune denominatore del lavoro di tutti gli architetti, qualunque sia la loro nazionalità, età e grado. Milioni di matite, affilate e spesso dimenticate dentro i cassetti, sono state raccolte con l’aiuto di molte scuole e sono state appese a fili che, tendendosi, rappresentano linee perfettamente rette. L’insieme di corde sottili danno vita a colonne e talvolta la loro diversa lunghezza riporta la terza dimensione, così come da un insieme di linee si genera la prospettiva.
E “come per magia” i fili scendono anche dal cortile esterno. Nel padiglione i gesti sulla carta si evolvono in un edificio completo. Le matite non sono solo dei mezzi per scrivere ma ricordi di persone e gesti, così come i disegni appesi attorno il cortile.
“Le matite di questa mostra rappresentano tutti noi”


La nascita della linea e la sua organizzazione in architettura si esplica in un film, proiettato nella sala interna e realizzato con la partecipazione di architetti ungheresi e stranieri nell’atto di trasformare l’idea in realtà. Nonostante le qualità individuali siano difficili da canonizzare, tutte contengono un elemento comune, la naturalezza. Ci si insinua nella solitudine dei loro studi e nell’intimità della loro scrivania per chiedere loro di disegnare di fronte una telecamera. Gli architetti del padiglione raccontano che superata la frustrazione iniziale e tracciata la prima linea, divenne tutto naturale, forse è stato proprio l’atto del disegnare a trasformare un momento imbarazzante in una situazione quotidiana.


Line 
(di Marcel Ferencz)

I summon you, hand
since my brain is unable to converse with me.

I implore you hand, Infinite You dwelling deep,
lift me from the torrent of my thoughts into your ethereal world.

Hand, guide me, give me time and a mystery my intellect cannot unravel.
Make me empty again before myself.

Draw hand,
draw apart the trodden paths of my jostling mind,
create the infinite in me.

My lines are no longer a slave to self-knowledge,
but serve you, my innocent years.

Hand, let me enter briefly through your lines
the place from where there is no desire to return.
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Sito Ufficiale:
http://borderlinearchitecture.com

Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 4

Padiglione Macedonia, 12esima biennale di architettura di Venezia - Fotografia di Carmelo Cesare Schillagi
 
"L'architettura è l'arte di sprecar spazio."
di Philip Johnson

Come dargli torto. E' il ruolo degli architetti quello di bruciare spazio. E quando questo processo ad alta entropia sarà finito, cosa avremo? Un mucchio denso di non-spazio, esattamente la sensazzione che si prova tra i palazzoni di una qualsiasi città del mondo alle 4 di pomeriggio di una calda giornata estiva...
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Vedi anche:
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 1
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 2
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 3

VENEZIA 2010 - Padiglione Serbia: Seesaw Play-Grow

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

“Mia moglie, per cui farei veramente tutto, un giorno mi disse, un giorno mi disse vorrei avere un alberello verde che mi rincorre lungo la strada”
Vasko Popa 1922-1991
Queste sono le parole del poeta serbo Vasko Popa che fungono da incipit per il padiglione nazionale della Serbia presentato alla 12esima Biennale di Architettura di Venezia.
Una natura amica, socievole, giocosa in contrapposizione con l'immagine statica e grigia del verde urbano fatto di aiuole dimenticate, alberi sopraffatti dal cemento, fioriere decadenti. La natura ha una propria rivincita nella proposta dal nome "Plant-o-biles" del gruppo della Facoltà di Architettura di Belgrado, Skart, specializzato nell'analisi delle relazioni umane. Si Tratta di una serie di "sculture" che permettono di giocare con piccole piante. Si può portare a spasso un cactus o suonare il campanello di una pianta grassa.


Altro marchingegno per le relazioni: l'altalena, seesaw. Secondo il curatore del padiglione, Jovan Mitrovic, è l' immagine simbolica di uno strumento che permette ai bambini di scoprire lo spazio in relazione agli altri, di sperimentare una necessaria socialità per giocare: le giganti leve di legno non si muovono se si è da soli. Questo aspetto è da leggere in stretta realzione con il tema generale della biennale "People meet in architecture" proposto dalla curatrice Kazuyo Sejima.
Infine, per coniugare l'installazione delle piante con le altalene, si trovano dei bilancieri in legno che permettono nuovamente di confrontarsi con gli arbusti e con la meccanica di pesi e leve, oggetti resi volutamente leggibili.


All'interno del circuito dei Giardini di Castello a Venezia, il padiglione serbo  può essere annoverato tra quelli che più di tutti sono riusciti a coinvolgere lo spettatore con un interazione diretta ed efficace. Sono riusciti a dimostrare che anche un'installazione può "far incontrare" le persone senza demandare questo tema alle grandi ed importanti architetture. Questa è la dimensione reale, una dimensione quotidiana in scala 1:1.
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Approfondimenti:
- Sito ufficiale skart.rs
- Analisi del padiglione e immagini su domusweb.it
- Immagini su lospremiagrumi.com

Credits:
Commissario: Jovan Mitrovic.

Progetto "plant-o-biles": di Skills Division, Beograd
Assistenti : Vaso Lukić, Filip Zarić, Goran Marinić

Progetto seesaws (altalene): di Ban Drvo, Debeljača

VENEZIA 2010 - Padiglione Romania: 1:1

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Il Padiglione nazionale della Romania per la 12a Biennale d'Architettura di Venezia è stato esposto all'interno del circuito dei Giardini. Si tratta di un'installazione in legno contenuta dentro l'edificio monumentale destinato alla Romania: un volume dentro un altro volume. All'ingresso un pannello illustra l'idea progettuale e il modo di utilizzare lo spazio interno. La presentazione, rintracciabile in inglese anche sul sito ufficiale della mostra, chiarisce in poche righe gli intenti e le fonti:

La premessa del progetto intitolato "1:1", che sarà esposto nel padiglione rumeno dei Giardini di Castello, è radicale: l'architettura come traduzione di un'idea unica, in ultima analisi la determinazione e la definizione dello spazio in cui abitiamo.
Il concetto è quello di "esporre spazio" e, così facendo, di esplorarne le sue varie istanze. All'idea di "spazio" è legato un fatto specifico e quantificabile: 94m2/person è la densità di popolazione a Bucarest, ed è rappresentativa della condizione urbana in Romania. Essa illustra, allo stesso tempo, uno stato di esistenza sia individuale che collettiva. 94 mq sarà lo "spazio" in mostra. Sarà sperimentato da una sola persona alla volta. Tradurre in scala 1:1 questo rapporto astratto eppure fondamentale tra l'uomo e il suo spazio, diventa una chiave di decodifica per i diversi significati dello spazio.

La narrazione all'interno del padiglione, lasciati i pannelli descrittivi all'ingresso, prosegue per un corridoio, ovvero lo spazio residuale tra il volume chiuso dell'installazione e i muri perimetrali dell'edificio. Questo viene vissuto come un'area collettiva in cui le persone si ammassano, si mettono in fila: ecco il legame con il tema della Biennale "peopele meet in architecture". Si ha la possibilità di spiare all'interno del volume ligneo grazie a dei fori, tentazione vouyeristica che ci permette di osservare i 94 mq abitati da qualcun altro. Questo espediente serve anche a fomentare un climax che culminerà con la chiusura della porta, isolandoci dal mondo esterno per godere della densità di popolazione di Bucharest.


Per un attimo ci si sente sospesi nel vuoto, bianco dappertutto, un bianco fatto di luce naturale riflessa infinite volte come in una sfera di Ulbricht. Poi si comincia a riflettere sul come si potrebbe riuscire a far entrate tutta la propria "vita" urbana all'interno di quel misero rettangolo: un pezzo di casa, il vecchio banco di scuola, un letto d'ospedale, un albero, un posto auto e poco altro. Tuttavia non va dimenticato che 94 mq sono la proiezione a terra di quello che spetta ad ogni abitante. Nessuno ci impedisce di considerare infiniti piani al di sopra di questa superficie. Si capisce, dunque, che nella capitale rumena gli abitanti hanno più metri quadrati a disposizione, ovvero quelli non calcolati dei piani fuori terra.

Nel mondo un abitante può disporre in media di 20.640 mq/persona.
In Europa la densità di popolazione è di 8.887 mq/p.
In Romania di 10.648 mq/p, in Italia di 5.094 mq/p.
La Mongolia è la nazione con la densità più bassa nel mondo, scalzando anche l'Australia, e dispone per ogni suo abitante di 552.257 mq.
Nel Principato di Monaco ci sono 16.689 persone in un chilometro quadrato, ovvero ogni abitante dispone di 59,9 mq. E' il paese con la più alta densità di popolazione.

Il confronto dei dati sulle capitali mondiali pone diversi interrogativi:
Manila 23 mq/p (città a più alta densità nel mondo)
Parigi 47 mq/p (capitale europea a più alta densità)
Bucharest 94 mq/p
New York 144 mq/p
Tokio 168 mq/p
Roma 467 mq/p
Sembra strano che Parigi possieda così poco spazio per i suoi abitanti. Addirittura risulterebbe tre volte più "densa" di New York e Tokio. Questo fa riflettere su quanto possa essere effimero il significato di tali numeri.


In ultima analisi possiamo affermare che l'idea del padiglione è chiara, semplice ed accattivante e viene venduta con altettanta freschezza. Forse si pecca nell'assenza di riflessioni approfondite, tuttavia non rischia di apparire banale perchè la lettura del padiglione con i suoi esiti viene affidata direttamente al visitatore. E' così che si scopre la sua complessità intrinseca.

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Approfondimenti:
- Sito ufficiale del padiglione rumeno unulaunu.ro
- Classifica dei Paesi con relativa densità di popolazione su wikipedia.org aggiornata al 2006.
- Classifica delle città con la più alta densità di popolazione nel mondo e relative alla sola Europa.
- Ottimo reportage fotografico su dezeen.com

Credits:
- Architetture: Romina Grillo, Ciprian Rasoiu (studente), Liviu Vasiu, Matei Vlasceanu (studente), Tudor Vlasceanu.
- Commissario: Monica Morariu
- Commissario aggiunto: Alexandru Damian
- Strutture: Dragos Marcu
- Costruzioni: Art - DECO / Atelier RD

Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 3

Parco della musica, Roma 1996/2002,  Renzo Piano -  foto di Carmelo Cesare Schillagi

“L’architettura è l’arte di dare riparo alle attività dell’uomo: abitare, lavorare, curarsi, insegnare e, naturalmente, stare insieme. E’ quindi anche l’arte di costruire la città ed i suoi spazi, come le strade, le piazze, i ponti, i giardini. E, dentro la città, i luoghi di incontro. Quei luoghi di incontro che danno alla città la sua funzione sociale e culturale. Ma naturalmente non è tutto. Perchè l’architettura è anche una visione del mondo. L’architettura non può che essere umanista, perchè la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo. E poi l’architettura è struggimento per quella cosa bellissima che è la bellezza. Ma questa è un’altra storia ed è impossibile da raccontare.”

di Renzo Piano, in una conferenza del 2007
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Approfondimenti:
- Ascolta la narrazione audio di Renzo Piano "Che cos'è...l'architettura?" oppure guarda il video dell'evento.
- Opere di Piano su Petra Dura.
- Videointervista di Piano su Petra Dura.

Vedi anche:
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 1
Pensiero del giorno... cos'è l'architettura? 2

VENEZIA 2010 - Padiglione Cile: 8.8

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Il padiglione cileno per la 12esima Biennale di Architettura di Venezia è stato realizzato nel complesso delle Corderie dell'Arsenale. Il titolo "Chile 8.8" vuole rimandare al tema trattato, ovvero al devastante terremoto di grado 8.8 che il 27 febbraio 2010 ha colpito il paese. L'esposizione è stata affidata a pannelli luminosi con video, immagini e testo. Cerchi concentrici, simbolo dell'epicentro tellurico, diventano tema grafico, icona, firma.
Il curatore della mostra è l'architetto Sebastian Gray che così presenta il suo lavoro:

Il 27 febbraio 2010, un terremoto apocalittico devasto il Cile. Il terremoto e l'ulteriore tsunami hanno colpito le regioni più popolate del paese, in una lunghezza di circa 400 chilometri. Oltre la capitale, Santiago, e la città di Conception, l'area interessata comprende molte importanti città secondarie, piccoli borghi rurali e costieri ed anche l'arcipelago Juàn Fernandez.

L'estensione e la gravità del sisma, di 8.8 gradi sulla scala Richter, e un violentissimo Tsunami successivo non hanno precedenti in Cile. Il terremoto è considerato il quinto più intenso nella storia del mondo. Il bilancio finale delle vittime è stimato in 500 persone, principalmente a causa dello tsunami. Il costo finanziario della ricostruzione, tra scuole, ospedali, infrastrutttura viaria e abitazioni mancanti è stimato in 30 miliardi di dollari per un periodo di almeno quattro anni.

Grazie ad una ben organizzata reazione d'emergenza, pubblica e privata, Santiago è stato in grado di recuperare i servizi basici in 48 ore. Infatti, tra le migliaia di edifici di media e grande altezza a Santiago e Concepcion, la maggior parte è stata in grado di resistere al terremoto con soltanto danni estetici. Tutto grazie alle regole severe e alla consapevolezza delle pratiche costruttive che sono in vigore dai devastanti terremoti del 1939 e il 1960, che distrussero tante vecchie strutture. Ma le città costiere e i quartieri storici nelle regioni del Maule e Bio bBio sono completamente scomparse. Lì, nel cuore del Cile, Vera cartolina postale della nostra identità nazionale, il terremoto ha scatenato tutta la sua forza, aggravato da un'onda letale che colpì tutto il litorale pochi minuti più tardi, intrappolando tante persone ancora impaurite nelle loro case. Le città che avevano eluso le forze della natura per centinaia d'anni sono state demolite e rase al suolo.Bellissimi edifici in terra cruda o in muratura sono scomparsi per sempre.

Afflitto per la terribile perdita di vita e monumenti, il paese è stato anche scandalizzato dalle poche strutture moderne che sono crollate, spettacolari eccezioni che si ripetono nei telegiornali. Il boom economico e lo sviluppo frenetico degli ultimi decenni sembra aver permesso un certo grado di rilassamento degli orgogliosi regolamenti edilizi di questo paese. E' un messaggio che fa riflettere sul neoliberismo privilegiato negli ultimi 35 anni, e anche un enorme passo indietro tanto economico come culturale in tante nazioni.

Paradossalmente, il Cile festeggia quest'anno il bicentenario della sua indipendenza. Ciò che normalmente sarebbe stato un momento di gioia e l'opportunità di costruire nuovi monumenti e luoghi emblematici, diventa piuttosto un tempo per riflettere sui valori più profondi del nostro patrimonio culturale, tanto fisico come intangibile. Per gli architetti cileni, questa è la sfida di tutta una vita: ripristinare la bellezza, preservare la storia, costruire con saggezza.
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La narrazione del padiglione è stata affidata a tre differenti sezioni: Patrimonio, Prefabricacion, Organizaciones. Si comincia con l'analizzare come l'architettura possa conciliare la tradizione con le tecniche antisismiche; si continua con esempi di prefabricati a basso costo e di facile realizzazione; si termina chiamando in gioco le organizzazioni e il loro ruolo nella ricostruzione.
Riportiamo di seguito qualche progetto degno di nota.

- Proyecta Memoria
del gruppo cileno Bio Bìo Proyecta
Che fare delle macerie dei monumenti generate dal terremoto? Questo materiale informe può rappresentare ancora il passato del Cile?
La risposta data dal progetto è quantomeno accattivante. Si propone di rendere "monumento" ciò che oggi è solamente un rifiuto edile. Proprio come avvenne per il paese siciliano di Gibellina, devastato da un terremoto nel 1968, le macerie diventano arte, diventano architettura. Il progetto cileno prospetta più per un riutilizzo-utile. Sfogliando le pagine dell'ebook si scoprono le infinite possibilità di recupero e applicazione: riempimenti, terrapieni, pavimentazioni, murature ecc. il tutto in una nuova ottica di "conservazione"

- Reconstruye
dell'organizazione ONG Reconstruye
Vengono presi in esame diversi aspetti che solitamente coinvolgono la ricostruzione post-terremoto, con particolare sensibiltà per quelli umani legati ad eventuali delocalizzazioni e pratiche controllate "dall'alto". Il video "Organízate, no dejes tu barrio" (organizzati, non lasciare il quartiere) riassume bene gli intenti e le procedure che l'associazione si prefigge di attuare durante la ricostruzione.
Il confronto con il caso italiano de L'Aquila è inevitabile. La poca sensibilità e la sprezzante arroganza di una gestione autoritaria e oligarchica ha fatto sì che in Abruzzo potessero nascere le città-satelliti senza propspettive reali per la ri-costruzione in loco. Inoltre, le associazioni non hanno avuto alcuna voce in capitolo.

Traduzione del video:
Hai vissuto in una casa o in un appartamento che era molto più della tua casa: era il tuo quartiere, il tuo lavoro, i tuoi parchi e i tuoi servizi.
Tutto il necessario per la buona qualità della vita era vicino.
Dopo il terremoto, la casa dove vivevi è stata danneggiata o deve essere demolita.
Indipendentemente dal fatto che eri in affitto, condivisa o eri il proprietario, sei messo alle strette.
E 'possibile che l'unica soluzione sia quella di vendere i propri terreni o l'accesso ad un sussidio che sarà sufficiente per andare in una nuova città, lontano dal proprio quartiere.
La domanda è: a quale costo?
I tuoi vicini e gli amici vivono lontano, percorrerai lunghe distanze per arrivare al tuo lavoro, a scuola o nei servizi, hai perso tutto ciò che faceva parte della tua qualità di vita,  permettendo che il tuo vecchio quartiere scompaia sotto la costruzione di nuovi progetti che non sono per te.
In questo non sei solo, ci sono altri che sono stati colpiti proprio come te, se si organizzano con te, potrai accedere ad altre opzioni per rimanere nel tuo quartiere.
Ci sono professionisti che possono aiutare, fornendo assistenza tecnica, legale e sviluppare progetti integrati.
Di fronte a questa situazione tutti insieme siamo in grado di preservare i nostri quartieri, le nostre reti e lavorare per rendere le tue risorse non commercializzabili da terze parti.
Contattaci, possiamo aiutarti.
Ricostruisci.
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Il risalto avuto dal padiglione cileno è in larga misura da attribuire alla parole d'elogio spese dal critico d'arte Vittorio Sgarbi, nonché direttore della futura biennale d'arte di Venezia. Il suo apprezzamento è legato a fatto che la mostra è riuscita ad evidenziare come l'architettura riesca a risponde a problemi reali.  Le sue parole sono arrivate anche in Cile e sono state prese a testimonianza della buona riuscita dell'esposizione (vedi articolo). Sgarbi ha avuto, inoltre, diversi motivi per apprezzare il lavoro cileno. Va ricordato che egli è sindaco di Salemi, una cittadina siciliana colpita dal terremoto nel '68 insieme a Gibellina, e per questo risulta particolarmente sensibile al tema del terremoto. Il confronto con il padiglione italiano, anch'esso elogiato da Sgarbi, ci permette di trovarne le similitudini: si parla di architetture che danno risposte a problemi concreti; sono entrambi divisi in tre sezioni che spaziano dal passato al futuro; si espone l'architettura piuttosto che crearne di nuova con le installazioni.

Di tutt'altro avviso sono gli studenti di architettura cileni, che considerano il loro padiglione un flop. Si lamentano di non essere riusciti a competere né con le installazioni concettuali (ad esempio la nuvola chiusa dentro una stanza) né con le architetture vere e proprie (vedi le palafitte del Regno del Bahrain  premiate con leone d'oro). Inoltre sono insoddisfatti del lato comunicativo del padiglione: pannelli luminosi con noiosissime scritte che spingono le persone a scappare. E questo aspetto è tuttavia innegabile. Il padiglione cileno ha ignorato i tempi con cui si visita la Biennale, privilegiando a tutti i costi il suo lato riflessivo.

Dall'analisi intrecciata di diversi dati, il Cile appare come un paesi in cui l'attenzione per l'architettura e la buona edilizia risulta essere in primissimo piano. Questo ha permesso di reagire al terremoto in maniera straordinaria: un terremoto con tsunami di magnetudo 8.8 durato oltre 3 minuti produce solamente 500 vittime, mentre in Italia con un terremoto di grado 5.9 vi sono stati 308 morti. Evidentemente gli "orgogliosi regolamenti edilizi" cileni sono serviti a qualcosa.
Seguendo le vicende architettoniche del Cile sul sito plataformaarquitectura.cl si può facilmente capire che tipo di fermento culturale stia attraversando il paese, e di quali interessanti lavori contemporanei si stia arricchendo.
Lo smodato coinvolgimento delle università, delle associazioni, degli abitanti fa riflettere su come si muova l'architettura da quelle parti. Ci si "commuove" addirittura nel riconoscerne uno scenario immaginifico per l'Italia.
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Approfondimenti:
- Recensione con immagini su domusweb.it e video-reportage
- Analisi di quattro progetti in esposizione su italia-news.it
- Analisi su come e cosa mostrare della cultura cilena. Lettura e rilettura del padiglione sul sito cileno plataformaarquitectura.cl
- analisi degli studenti cileni di architettura su estudiantesdearquitectura.cl
- Immagini dello spazio espositivo su designandstyle.blogosfere.it

Credits:
-Partecipanti:
Colectivo MURO, Rodrigo Aguilar / Ignacio Ruz / Rodrigo Valenzuela / René Velásquez, Mathias Klotz / Claudio Celis / Carlos Pérez, Mathias Klotz, Squella Arquitectos, ONG Reconstruye, Escuela de Arquitectura, Pontificia Universidad, Católica de Chile, Bio Bio Proyecta, Proyecto Tarapacá, Sebastián Irarrázaval, Humberto Eliash / Claudio Santander / Alain Champion / Jorge Mora / Carlos Bustamante, Marianne Balze Arquitectos / Lyon Bosch Arquitectos, Raimundo Lira / David Rodríguez / Diego Arroyo, Consejo de Monumentos Nacionales, Emilio de la Cerda, Owar Arquitectos.
- Commissario: Sebastian Gray.
- Commissari aggiunti: Macarena Cortés, Claudia Barattini.
- Comitato scientifico: Antonia Lehmann, Patricio Gross, Cristián Undurraga.

VENEZIA 2010 - Padiglione Italia - Italia 2050

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Italia 2050 è la terza sezione del Padiglione Italia - Ailati - curato da Luca Molinari.
Questa esposizione è stata realizzata in collaborazione con la rivista Wired che ha selezionato 14 visionari italici a cui è stato affidato il compito di proporre 14 temi per un futuro non troppo lontano. A questo scopo sono stati realizzati altrettanti testi che esplicitassero meglio i contenuti: le "visioni" sul futuro.
Quindi sono intervenuti 14 architetti che hanno tentato di trasporre i temi in installazioni.
Di seguito riportiamo alcuni dei lavori affiancati dai relativi testi.

Nel complesso l'intero padiglione di Italia 2050 è stato immaginato come uno spazio libero in cui potersi muovere, con 14 scale che permettessero di gettare uno sguardo al piano superiore, uno sguado sul prossimo futuro. Alla fine di ogni salita un'installazione a tema.

Piano terra, primo piano e dettaglio della visione #5. Foto di Giuseppe Scandura.

1#Visionario: Susanna Nicchiarelli
Tema: Archivi della memoria
Visione: "Entro 30 anni, ha detto il presidente americano, l'uomo arriverà su Marte, e poi ha aggiunto: «I expect to be around to see it». È questo il centro della previsione, e oggi possiamo affermarlo con certezza: non Marte, ma l'ottimismo del "ci sarò". A quasi 50 anni dal discorso di Kennedy in cui annunciava lo sbarco sulla Luna, un uomo che ha lo stesso ruolo fa un annuncio simile ma con un corollario che è più importante dell'annuncio stesso. Un corollario che non riguarda tanto Barack Obama, quanto tutti noi. Il punto è che la vera certezza non è l'uomo su Marte, ma la nostra possibilità di testimoniarlo.Abbiamo una lunga storia alle spalle e ormai si è capito che è impossibile immaginare il futuro, quali mezzi tecnologici avremo, come vivremo: ma quello che possiamo, nel 2010, affermare con qualche certezza, è che la testimonianza del cambiamento sarà importante quanto il cambiamento stesso, e che questa è l'unica cosa che non cambierà; e che quindi, come dice Obama, ci saremo, per testimoniare i prossimi eventi, per festeggiare le scoperte, per constatare insieme i nostri disastri. Come gli uomini del mito della caverna di Platone, come noi oggi, gli uomini del 2050 si osserveranno tra loro, guarderanno il fuori, talvolta usciranno; avranno visioni parziali, distorte da altri, da loro stessi o dalle loro (oggi inimmaginabili) tecnologie; perderanno contatto con quello che succede fuori, e forse perderanno anche il senso del fuori. E nell'osservare dubiteranno dell'affidabilità dei loro occhi e dei loro mezzi per vedere, e dubiteranno anche degli eventi che vedranno o che si faranno raccontare; si spera però che, andando avanti, capiscano qualcosa di più di loro stessi, e dell'importanza del vedere."
Arch.: Beniamino Servino
Installazione: L’OSSERVATORIO VENEZIANO ovvero Punto di Osservazione Antipiccioni
Vedi progetto su beniaminoservino/projects

2#Visionario:
Davide Oldani
Tema: Luoghi del gusto, del benessere e del piacere
Visione: "Nel 2050 spero che si mantenga la buona cucina, quella della tradizione, che usa prodotti locali e di stagione, a km zero. Immagino un ritorno al passato che ci farà fare grandi passi avanti: ricominceremo tutto da capo, con piccoli negozi che vendono prodotti di nicchia; saremo "saturi", stufi degli iper dove trovi tutto e il contrario di tutto, stufi delle scatolette e dei surgelati. Già oggi, d'altronde, alcune grandi aziende puntano al prodotto fresco, è la filosofia del "6 days shelf life". Sarà il momento della vecchia drogheria sotto casa, dove comprare mezzo litro di latte e mezz'etto di prosciutto. La tecnologia giocherà un ruolo fondamentale, perché la drogheria sarà cablata e computerizzata e i prodotti certificati, igienicamente perfetti. Se oggi la crisi spinge a ridurre i consumi alimentari a favore di telefonini e gadget elettronici, questo "ritorno al passato" porterà nuovamente a un'inversione di tendenza. E quindi anche la convivialità riprenderà l'importanza che ha sempre avuto nella tradizione italiana: la tavola della domenica, dove ci si riunisce e si parla, ci si racconta tutto. 25 anni fa, quando ho cominciato con Gualtiero Marchesi, pensando al cibo del 2000 immaginavamo le pillole. E invece nel 2010 io continuo a fare cucina tradizionale. Mi sembra un buon presupposto su cui riflettere, un buon augurio per tutti."
Arch.: Duilio Forte
Installazione: SLEIPNIR CONVIVALISQUINTUS
Vedi progetto su atelierforte.com

3#Visionario: Francesco Stellacci
Tema: Infinitamente piccolo
Visione: "Pensando al modo in cui l'Italia (e il mondo) potrebbe presentarsi nel 2050, per prima cosa ho confrontato il paese di oggi (2010) con quello di 40 anni fa (1970). Molto è cambiato ma in modo diverso in diversi settori. I trasporti, per esempio: gli aerei volano più veloci ma non di molto, le auto sono più efficienti e di forma diversa ma non molto. La medicina è in sostanza la stessa. Le case sono più integrate, ma di nuovo non molto è cambiato. All'inizio degli anni '70 si parlava di energia alternativa, come oggi. In alcuni settori siamo invece lontani anni luce, soprattutto in fatto di comunicazione. Il computer non esisteva nelle case, i cellulari, Internet, Facebook erano impensabili. Questo vuol dire che oggi la modernizzazione progredisce a grandi salti in certi campi, mentre altri rimangono fermi.
Ci saranno importanti mutazioni nel campo della comunicazione e in quello della medicina, dove finalmente ci sarà una rivoluzione. Molto cambierà anche nel rapporto tra l'uomo e l'ambiente.
- comunicazione - Credo che qui l'evoluzione sia ancora a meno di metà strada. Useremo sempre più oggetti per parlare tra noi. Da sempre gli abiti sono strumento di comunicazione: nell'Italia del 2050 lo saranno in modo elettronico. Comunicheranno con l'esterno quello che gli diremo di comunicare. Per esempio che abbiamo voglia di bere una birra con qualcuno, o che ci piacciono i Pink Floyd, o che pensiamo di andare al museo. Il tutto senza che nessuno se ne accorga, ma al tempo stesso con la capacità di dirci se qualcuno intorno a noi ha lo stesso desiderio.
I muri delle nostre camere saranno grandi schermi, a metà tra videotelefono, Skype e Facebook, perfettamente integrati con il resto del mondo, con cui ci terranno sempre in contatto. La lingua costituirà sempre meno una barriera: avremo traduttori simultanei negli abiti. Tutto sarà un grande strumento di comunicazione, senza distinzione tra comunicazione personale o guidata (del tipo televisivo e giornalistico).
- medicina - Qui mi aspetto una rivoluzione. Avremo sempre su di noi dei dispositivi per monitorare lo stato di salute. Questo cambierà il nostro modo di mangiare e di relazionarci al corpo, perché ci conosceremo molto meglio. Il medico ci chiamerà dicendo di andare in ospedale per fare un ulteriore controllo, o che stiamo mangiando male. Le medicine verrano sviluppate ad personam.
ambiente Ci sarà molto più verde ed energia pulita. Le case verranno illuminate con luce fotovoltaica, distribuita dalle pareti. Ci saranno più biciclette, magari ibride, più motorini verdi, e le auto andranno a idrogeno. Tutto si ricaricherà senza fili."
Arch.: Carlo Ratti
Installazione: SEASWARM
Approfondimento sul sito del MIT senseable.mit.edu/seaswarm
Vedi il progetto nella video-intervista su youtube.com

4#Visionario: Leandro Agrò
Tema: La città degli oggetti
Visione: "Nel 2050 immagino realtà l'Internet degli Oggetti. Un'Internet più larga e più profonda del web 2.0, su scala planetaria, capace di farsi GAIA, la Terra, e di includere nelle reti sociali sia gli umani che le loro "macchine". Questa terza ondata di Internet NON si posiziona solo nel Futuro, anzi è radicata nel passato: nel 2010 è già entrata nelle case della gente, accelerando il processo di re-invenzione sistematica degli oggetti. Ripensare gli oggetti di ogni giorno, così come avvenne con l'avvento della plastica, e riformarli perché siano adeguati al futuro nel quale desideriamo vivere: questa è l'opportunità che l'Italia - più di tanti altri sistemi e paesi - è tagliata per affrontare. Un'opportunità strategica, non solo per non scomparire, ma anche per entrare in un neo Rinascimento in cui tornare protagonisti.
Gli oggetti d'uso quotidiano sono la nostra storia archeologica e il nostro specchio. Ma perché e come bisognerebbe reinventarli oggi? Ogni oggetto dovrebbe avere una storia. Una storia del suo passato (materiali, luoghi di produzione, istruzioni) e del suo futuro (differenziazione, smontaggio, riciclo). Dovrebbe conoscere attivamente qualcosa di sé (essere senziente o almeno avere idea di tempo e luogo del proprio uso), essere connesso e sociale, ovvero appartenere a noi umani, "vivendo" nella nostra rete digitale e sociale. In questa terza ondata di Internet la tecnologia resta un pilastro fondamentale, e per realizzare prodotti sensati serve far lavorare insieme team interdisciplinari.
Nelle scuole di design succede da anni. Adesso è tempo di portare questi approcci nelle aziende e usarle come motore del paese. Il progettare deve diventare altrettanto importante del saper fare artigianale che ha finora contraddistinto i prodotti italiani più blasonati. Il settore artigianale e l'ingegneria del software devono lavorare da co-protagonisti.
Non è impossibile pensare che nei prossimi 40 anni il made in Italy abbia un contenuto tecnologico, evolvendosi dallo stile all'interazione. Così, domani, un oggetto sociale potrebbe essere associato all'Italia non solo per l'estetica, ma soprattutto per il suo grado di "socialità". In un paese di inventori (ma anche di ingegneri, interaction designer e creativi di ogni specie) il tempo gioca sempre a favore del futuro."
Arch.: Gambardella E Ottieri
Installazione: NATURA MORTA / Città VIVA OVVERO LIFE WITH OBJECTS
Approfondimento su gruppopremetal.it

5#Visionario:
Fabri Fibra
Tema: Tempo / Città digerente
Visione: "Le immagini trasmesse dalla televisione scorrono contemporaneamente sopra la superficie di tutto il pavimento dell'appartamento. Gli edifici sono tutti condomini eco-sostenibili. La tecnologia regna nelle abitazioni come nelle città, i mezzi pubblici sono la soluzione migliore per spostarsi da un luogo all'altro, treni piccoli e silenziosi percorrono le vie principali delle città, le automobili sono la minoranza, le biciclette sono ovunque. Le forme dei mezzi pubblici sono di un design estremamente minimale. Ogni condominio ha un suo supermercato interno al primo piano, al secondo piano ci sono gli Internet point e i centri fitness. Ogni condominio offre uno psicologo a disposizione dei condomini. I ristoranti della città hanno orario continuato 24 ore su 24. Le autostrade scorrono attraverso dei tunnel di vetro trasparente, il vetro cambia di colore a seconda della temperatura, delle ore del giorno, delle quantità di mezzi in transito.
Sulla superficie del vetro scorrono le indicazioni per chi viaggia. Le chiese diventano dei musei
dove la gente va a leggere e studiare. I fedeli di ogni religione esistente si radunano in preghiera in un unico grande giardino, al centro del quale emerge la statua di un sole che tende una mano. Le telecamere sono presenti in tutti i punti principali del centro e delle periferie. I cinema non esistono più, i film vengono trasmessi su giganti schermi all'aperto posizionati di fronte alle abitazioni, la gente guarda i film dal proprio balcone ascoltando con gli auricolari e osservando con occhiali 3D. I film scorrono per tutta la notte. Al posto dei distributori di benzina ci sono distributori di mp3."
Arch.: Anna Barbara
Installazione: CRONOS E KAIROS: ARCH_TEMP OPEN 24 HOURS
Vedi immagini su atcasa.corriere.it

6#Visionario: Alessandro Galli
Tema: New eden / Nature 3.0
Arch.: Ecologicstudio
Installazione: NEW EDEN UTOPIA

7#Visionario: Tommaso Tessarolo
Tema: Democrazia / Media / Metropoli
Arch.: Ian+
Installazione: LA FORMA DELLA DEMOCRAZIA

8#Visionario: Marzia Lazzerini
Tema: Spazi per comunità fluide
Arch.: Ma0
Installazione: SAVE_IT Ma0

9#Visionario: Nico Vascellari
Tema: Demolire / Rottamare la periferia
Arch.: Marc
Installazione: Meno Italia o Less is a must

10#Visionario: Gianni Biondillo
Tema: Architettura zero-cubatura
Arch.: Metrogramma
Installazione: ESPERIA15: UNA SUPERGUNDAM ALLA DISPERATA RICERCA DI UN’ANIMA

11#Visionario: Emilia Visconti
Tema: Energia pulita e diffusa
Arch.: Marco Navarra_Nowa
Installazione: P2P (Peer To Peer) ENERGY

12#Visionario: Chiara Bonini
Tema: Il corpo nella città
Arch.: Italo Rota
Installazione: SONO IL MIO CORPO, FORSE

13#Visionario: Ilaria Capua
Tema: Paesaggio open source
Arch.: Alessandro Scandurra
Installazione: OPEN SOURCE / SORGENTE APERTA / SALA DA CONCERTO

14#Visionario: Achille Stocchi
Tema: Materia / Aantimateria
Arch.: Attilio Stocchi
Installazione: FUTURO SENZA TEMPO
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Note:
(1) - Gli articoli pubblicati sono stati concessi da mag.wired.it con licenza Creative Commons (Attribution-NonCommercial-NoDerivs). Per saperne di più visita creativecommons.org
(2) - Puoi leggere tutte le "visioni" direttamente su mag.wired.it 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14
(3) - Sulla scorta del concept dei "14", Salvatore D'Agostino ha selezionato 14 Italiani per porre altrettante domande al curatore del padiglione, Luca Molinari. L'intervista in quattro parti la trovate su wilfingarchitettura.blogspot.com

Pensiero del giorno... Creatività e innovazione

Ippodromo della Zarzuela, Madrid 1935, di Eduardo Torroja

"Se essere creativi significa semplicemente farsi notare senza proporre argomenti convincenti, se la creatività non è il frutto di principi affidabili e scrupolosi applicati a nuove problematiche, allora le idee originali, degenerate da false rappresentazioni e da un manierismo inconsistente, passano dal genio alla volontà, pervertendo l'arte in espediente.
L'innovazione da sola non può mai assumere un ruolo strumentale nella promozione dell'artista. Le sue capacità dovrebbero innanzitutto suscitare rispetto e plauso, attirando solo in un secondo tempo l'interesse pubblico sul loro potenziale innovativo."

di Eduardo Torroja, estratto dal libro "Razon y ser de los tipos estructurales"

In tempi di confusione non posso fare a meno di notare che il mondo dell'architettura riscopre i maestri silenziosi del novecento. Da Terragni a Scarpa, da Nervi a Torroja. La strada maestra sembra quella indicata da Thomas Edison che diceva “Il genio è costituito per l’1% dall’ispirazione e per il 99% da sudore”. Parafrasando Tom Wolfe, potremmo dire che il tempo per i patinati "Dei dell'architettura" sembra essere giunto alla fine.

VENEZIA 2010 - Padiglione Italia - Laboratorio Italia

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Laboratorio Italia è la seconda sezione del padiglione italiano Ailati curato da Luca Molinari.
Si tratta della parte più ampia, quella che ha il compito di sondare le realtà di confine, i progetti nostrani. Ha la chiara intenzione di essere anche la più importante, la più significativa. A differenza delle altre due, "Amnesia nel presente" e "Italia 2050", si pone come campo di indagine il presente con la sola inclusione delle opere effettivamente costruite. A tal proposito Molinari afferma (1):
"...qui ho voluto mettere in mostra solo opere costruite. È una scelta un po’ radicale, ma non volevo una mostra che esponesse solo dei disegni, e volevo al tempo stesso sfatare quel luogo comune secondo il quale in Italia sembra non accada mai nulla di nuovo."

Quarantotto tavoli stracolmi di materiale altamente comunicativo (plastici e foto in primis) per declinare dieci temi della contemporaneità (2): Progettare solidale; Abitare sotto i 1000 euro al mq; Cosa fare dei beni sequestrati alle mafie; Emergenza paesaggio; Spazi per comunità; Nuovi spazi pubblici; Ripensare città; Archetipo/prototipo; Work in progress; Innesti.
Potremmo dire che si tratta di temi tradizionali, alcuni ripresi anche dalla scorsa biennale.

Laboratorio Italia - Fotografia originale di Giuseppe Scandura

Il viaggio all'interno del "Laboratorio Italia" si muove per tematiche senza soluzione di continuità tra nord e sud. Un unicum che mette insieme esperienze ailati, anche ailati opposti. Vale la pena approfondire alcuni progetti ponendoli in diretta relazione con la domanda a cui tentano di rispondere.

1 - Quali spazi per le diverse comunità?
Tra le varie proposte compare il progetto dello studio ma0-emmeazero per l'ampliamento della scuola media Lombardi di Bari. Teme caro all'architettura, sin dal settecento con Ledoux e Boullèe, quello di poter proiettare all'esterno le funzioni dell'edificio. Così la facciata della scuola viene rivestita con un mosaico che ritrae bambini sorridenti, diventando una sorta di sfondo alle attività didattiche all'aperto. In questo caso la comunità è rappresentata in maniera diretta ed inequivocabile, stesso atteggiamento della celebre "Crown Fountain" del Millennium Park di Chicago realizzata poco dopo e con stesso espediente formale.
Sito ufficiale Studio ma0: www.ma0.it
Progetto: in .pdf
Sito ufficiale della scuola, presentazione del progetto: www.scuolamedialombardi.it

2 - Quali le nuove forme dello spazio pubblico?
Con il progetto per la Piazza Risorgimento di Bari, lo studio ma0-emmeazero conferma la propria dimensione ludica realizzando una piazza interattiva. Le sedute, infatti, possono essere ruotate a piacimento dei fruitori e generare quindi un paesaggio urbano sempre cangiante. Il merito dei progettisti sta nell'aver risolto questo spazio pubblico giocando con pochissimi elementi di arredo urbano.
Sito ufficiale Studio ma0: www.ma0.it
Progetto: in .pdf
Foto: 1 - 2 - 3

Ancora più drastico risulta il progetto di Ifdesign per "Piazza nera, piazza bianca" di Robbiano. La pulizia delle superfici lascia poco spazio agli elementi volumetrici e il tutto viene risolto con texture riprese da tipici segni della citta: le impronte dei copertoni in negativo.
Da questi progetti emerge una tendenza minimalista nel confrontarsi con spazi pubblici storicizzati.
Sito ufficiale Ifedsign: www.ifdesign.it
Foto: 1 - 2

3 - Come si trasforma la città contemporanea?
Valle Architetti Associati e Cino Zucchi Associati lavorano su uno dei grandi temi della città contemporanea: i vuoti urbani. L'occasione viene data dal quartiere Portello (su una ex industria automobilistica) che viene riconvertito in un parco con funzione di cerniera urbana. Vengono scavalcati tutti i vincoli infrastrutturali per riconnettere brani di città. A rigore non potremmo parlare di progetto ludico-interattivo come per i progetti di ma0-emmeazero, ma è innegabile la sua forte connotazione ironica.
Sito ufficiale Valle Architetti Associati: www.architettivalle.net
Sito ufficiale Cino Zucchi: www.zucchiarchitetti.com
Foto: 1 - 2 - 3

4 - È possibile costruire in modo solidale?
La risposta è: sì, si può. Riccardo Vannucci di FAREstudio propone il progetto per il centro CBF in Burkina Faso. Qualsiasi tentativo di retorica architettonica viene dimenticato a favore di una pulizia formale che rende l'edificio immediatamente leggibile nelle sue componenti strutturali. Il concept viene ridotto all'assemblaggio di pezzi, come per un gioco: le maestranze locali non troveranno alcun problema nel capire come funziona l'edificio. Si tratta di un progetto solidale nel contenuto (è un centro per la prevenzione delle mutilazioni genitali) e nella forma in quanto non va a discriminare coloro che lo costruiranno per la propria preparazione.
Sito ufficiale FAREstudio: www.farestudio.it
Progetto: video su Vimeo
Foto: 1 - 2 - 3 (di FAREstudio)

5 - Cosa fare con i beni sequestrati alle mafie?
Questa sezione propone alcune idee a proposito di un tema di forte attualità. Evitare che i beni finascano nuovamente nelle mani della mafia, produrre qualcosa per il bene di tutti: il dibattito, finora ostaggio della politica, adesso vede coinvolte maggiormente le associazioni, i creativi, gli architetti.
Foto: 1 - 2 - 3

6 - È possibile costruire qualità a 1000 euro al mq?
La risposta a questa domanda era già stata data da Mario Cucinella nelle precedente edizione delle biennale. La sua Casa 100k (100 mq per 100.000 € ) esposta tramite un grande plastico, ebbe allora parecchio risalto anche sulla stampa nazionale, venduta come abitazione ecofriendly e completamente autosufficiente. Ma si trattava soltanto di un progetto. A dimostrare invece che è realmente possibile costruire qualità con 1000 euro al mq ci pensa a Bolzano Christoph Mayr Fingerle con il complesso abitativo EA7. Novantadue appartamenti di edilizia abitativa agevolata disposti su tre blocchi attorno una corte. Linguaggio contemporaneo per una zona d'Italia che sempre di più stringe l'occhio alla buona architettura.
Sito ufficiale dell'architetto Fingerle: www.mayrfingerle.com
Foto: 1 - 2 - 3

7 - Come riprogettare il patrimonio storico?
Anche in questa sezione l'architettura contemporanea deve confrontarsi con il patrimonio storico italiano. Le soluzioni finali sembrano tendere verso una pulizia formale fatta di linee e superfici, rispettando le volumetrie e le proporzioni dell'edificio esistente. Così la "leggerezza" di Renzo Piano sposa la filosofia de "il quasi nulla" nel ripensare gli spazi della Fondazione Vedova di Venezia negli ex magazzini del sale. Il distacco delle opere d'arte dalle pareti è un segno di reverenza verso l'antico.
Sito ufficiale di Renzo Piano: rpbw.r.ui-pro.com
Sito ufficiale della Fondazione Vedova: www.fondazionevedova.org
Foto: 1 - 2 - 3

Stessa filosofia e cura artigianle del dettaglio per il restauro della basilica paleocristiana di San Pietro a Ortigia (Siracusa) per mano di Emanuele Fidone. Partendo da disastrosi interventi degli anni '50, recupera la spazialità originaria con una volta a botte di lamelle lignee che non precludono la vista delle capriate del tetto.
Progetto su Europaconcorsi: europaconcorsi.com
Foto: 1 - 2 - 3

8 - Come imparare dagli archetipi e farne dei prototipi?
In questa sezione si confrontano i disegni di Franco Purini orientati all'ossesiva ricerca degli archetipi dell'architettura, con il lavoro di Elisabetta Terragni volto alla riconversione di un archetipo infrastrutturale, il tunnel autostradale, per realizzare la Galleria espositiva di Piedicastello (Trento). Da una parte l'invenzione suggellata dal gesto del disegno, dall'altra un lavoro di demolizione e ricostruzione degli stereotipi dell'architettura.
Foto sul lavoro di Franco Purini: 1 - 2 - 3
Sito ufficiale di Elisabetta Terragni: www.terragni.eu
Foto: 1 - 2

9 - Come affrontare l'emergenza paesaggio?
Lo sforzo di immaginazione portato avanti dai ragazzi de "L'Incompiuto Siciliano" dimostra come non sia sempre necessario costruire qualcosa di nuovo per fare architettura: a volte basta guardare all'esistente con uno sguardo attento ed originale. Così le opere pubbliche dell'ultimo cinquantennio, rimaste incompiute o inutilizzate, vengono osservate come giganti opere d'arte, dall'indubbio fascino al limite con l'archeologia. Un insieme di tondini di ferro, calcestruzzo pezzato da muffe e ruggine, vetri rotti, impianti a vista: sono gli stilemi identificativi di uno stile architettonico, che a detta degli artisti coinvolti, potrebbe essere il più importante dal dopoguerra ad oggi. Giarre, piccola cittadina siciliana nel catanese, si autopromuove a capitale dell'incompiuto con un proprio parco archeologico a tema. Le prospettive future per questa iniziativa sembrano essere infinite: l'Italia è un pozzo senza fondo di "incompiute".
Incompiuto Siciliano è un progetto di Alterazioni Video in collaborazione con Claudia D'Aita ed Enrico Sgarbi.
Sito ufficiale dell'osservatorio sulle opere incompiute: www.incompiutosiciliano.org
Progetto sul sito di Alterazioni Video: www.alterazionivideo.com/incompiuto
Foto: 1 - 2

10 - Work in Progress…
Questa sezione permette di individuare i possibili nuovi centri dell'architettura italiana. Ritroviamo da una parte il trentino con la sua propensione allo sperimentalismo e dall'altra una Sicilia che imbocca la strada giusta nel recupero del patrimonio.
Cino Zucchi Architetti e Park Associati progettano il centro polifunzionale Salewa Headquarters a Bolzano. Vincenzo Latina si confronta con l'archeologia nel Padiglione di Artemide ad Ortigia, Siracusa.
Sito ufficiale di Cino Zucchi: www.zucchiarchitetti.com
Foto: 1 - 2
Sito ufficiale di Vincenzo Latina: www.vincenzolatina.com
Foto: 1
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Link:
(1) - Intervista a Luca Molinari di Nicola Leonardi per theplan.it
(2) - Dalla presentazione del Padiglione Italia sul sito ufficiale della biennale.

VENEZIA 2010 - Padiglione Italia - Amnesia nel presente

Speciale VENEZIA 2010 su Petra Dura.

Amnesia nel presente. Italia 1990-2010 è la prima delle tre sezioni del Padiglione Italia "Ailati" in mostra alla 12esima Biennale di Architettura di Venezia. Luca Molinari ne è il curatore. Rappresenta un viaggio nel passato alla ricerca di un filo conduttore che permetta di leggere la produzione architettonica italiana dell'ultimo ventennio.

Dalle parole del direttore (1):
"Un buco da colmare, nessuno se ne è occupato. Ho usato “amnesia” perché è anche il problema del Paese, si vive una gestione ordinata, ordinaria del presente, senza memoria di ciò che siamo, nella drammatica paura del futuro."

Dalla presentazione del padiglione si continua a leggere (2):
"Un excursus dall’ultima fase di lavoro di alcuni grandi maestri del secondo dopoguerra (Ignazio Gardella, Ettore Sottsass jr., Aldo Rossi, Bruno Zevi, Vico Magistretti, Michele Capobianco, Pasquale Culotta) all’esordio della cultura digitale e di due nuove generazioni di architetti, dall’affermazione di alcune grandi firme italiane all’estero come Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Paolo Portoghesi, Franco Purini, alla crescita di un’architettura vitale e contemporanea nella provincia italiana."

La mostra è stata allestita in un ambito riservato e protetto del padiglione. Cinquecento immagini con relativa didascalia disposte su una torre bianca di 6 merti. Ogni spicchio è stato dedicato ad un tema specifico, per un totale di quindici (3):
modernità critica; Aldo Rossi; dalla storia all'heritage; nuovi paesaggi metropolitani; le città dei sindaci e le regioni dei governatori; laminazioni; italian blob; architettura come discorso politico; effetto Europa/mondo; Italiani fuori; effetto Piano; architettura e natura : l'altra ecologia; provincia italiana come laboratorio; Italia delle emergenze e degli eventi; nuovo professionismo per committenze evolute.

Il messaggio è chiaro: l'analisi del passato è imprescindibile per qualsiasi progetto futuro. Sulla scorta di questo "gioco" fatto di istantanee successive, vogliamo proporre una lettura critico-temporale del padiglione Italia consapevoli del fatto che presto il 2010 sarà passato, forse storia. Aggiungiamo un tassello ad "Amneisa nel presente". Sondiamo passato e presente di Ailati attraverso i contributi più interessanti: dalle dichiarazioni di intenti, ai pronostici pessimistici, alle ardite letture e riletture.

Intenti

“Ailati è uno sguardo inedito e propositivo sull’Italia vista da più prospettive di pensiero, di tempo e di spazio, per offrire una visione d’insieme lucida e inusuale che colga la complessità e la densità dei fenomeni in gioco nel nostro Paese e allo stesso tempo richiami e solleciti l’architettura italiana contemporanea a comprendere il paese reale, a interpretarne le metamorfosi, a cogliere i segnali del futuro senza paura”.
di Luca Molinari (4) del 09/04/2010

“L’architettura deve porsi il problema della dimensione estetica e del rispetto della dignità degli individui e delle comunità per cui essa è pensata e realizzata. Sono certo che il Padiglione Italia della prossima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia saprà affrontare questi temi cruciali e sviluppare un dibattito di ampio respiro, in grado di portare a scelte architettoniche e urbanistiche maggiormente improntate all’umanesimo che ci è proprio.”
di Sandro Bondi (4), Ministro per i Beni e le Attività Culturali, 09/04/2010

Previsioni

"Scorrendo l’elenco degli invitati si fa fatica a rintracciare l’architettura intesa come arte civile ed etica basta pensare alle intercettazioni e alle indagini che nell’anno 2009-2010 hanno visto protagonisti alcuni dei selezionati alla Biennale."
"Se avessi pronosticato e chiuso dentro una busta sigillata i nomi degli invitati al padiglione italiano avrei azzeccato gran parte degli architetti. Infatti si ritrovano un po’ i soliti noti: Metrogramma, Gambardella, Ma0, Archea, C+S, 5+1aa, Scandurra, Servino, Pellegrini,Navarra, Labics… e poi i vari Piano, Fuksas, Gregotti, Purini…"
"Ailati è la riproposizione di architetti che hanno avuto il loro apice all’inizio degli anni duemila in concomitanza con la Triennale curata dallo stesso Molinari. Al centro del cui operare non si avverte la necessità di scoprire nuovi architetti che fanno ricerca ma di consolidare il mercato dell’architettura. Quali possibilità hanno gli architetti, i critici, i fotografi, di emergere dalla lateralità di cui parla Molinari?"

di Emanuele Piccardo (5) del 12/05/2010

Fatti, Letture e Riletture

"Sono stati oltre 3.000 i visitatori nel primo giorno della 12/a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Le due sedi ai Giardini e all'Arsenale della mostra ''People meet in Architecture'', aperta da oggi al 21 novembre, sono state visitate da 3.138 persone, il 16% in piu' rispetto ai 2.702 dell'edizione 2008, iniziata il 14 settembre. Nei tre giorni vernice sono stati 9.578 i visitatori presenti (9.472 nel 2008), in un vernissage accorciato di un giorno rispetto alla precedente edizione.
Cresciuto anche il numero dei giornalisti accreditati: 1757"

Fonte Ansa del 29/08/2010

"Elegante e garbato, Napolitano, seppur preso d'assalto dai giornalisti in merito alle tensioni politiche in parlamento, non si è risparmiato affatto nella visita al Padiglione. Qui scende le scale dell'iinstallazione immersiva Italia 2050. Lo segue un preoccupato (e felice!) Molinari."
di ymag.it (6) del 01/09/2010

"Aperto padiglione Italia! Una bella festa felice per la nostra architettura :)"
"Per quanti si perdono nel cinebiennale ricordo che due fermate di vaporetto prima c'e' l'architettura ai Giardini!"
di Luca Molinari 29/08 e 01/09 su twitter

"Quello che ho visto nei padiglioni è puro non senso (commento relatico all'intera biennale ndr). Succede quando passa lo stereotipo dell’architetto come genio solitario che beve un bicchiere di vino, fa uno schizzo e poi magari, come Koolhass, dice Fuck the context."
"Ho letto delle cose riguardo al padiglione Italia sul sito della Biennale di cui c’è da vergognarsi per come sono scritte; se avrò tempo manderò una lettera al curatore"
di Hans Kollhoff (7) del 14/09/2010

"Il Padiglione Italia è un padiglione molto impegnato, molto documentato. E' uno dei più ricchi perchè si assume il problema di far vedere cosa è capitato in Italia negl'ultimi vent'anni, che è un tema impegnativo. Quindi, il Padiglione Italia ha più di altri, insieme a quello cileno, la responsabilità. Quello cileno ha il problema del terremoto, il nostro ha il problema di far vedere quello che occorre fare per le emergenze di Emergency, della mafia: in situazioni in cui ci sono problemi da risolvere si documenta quello che l'architettura ha fatto."
di Vittorio Sgarbi (8) durante le anteprime della Biennale.

"Almeno questo è rigoroso, contiene cose belle, altre modeste, altre persino brutte, ma il brutto esiste. È comunque un percorso strutturato, serio, che utilizza un metodo che anche io userò: utilizzerò il metodo dell’inventario (per la biennale d'arte del 2011 a Venezia ndr)"
di Vittorio Sgarbi (9) durante le anteprime della Biennale.
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Bibliografia:
(1) -Intervista a Luca Molinari per lastampa.it
(2) - Presentazione online del Padiglione Italia su labiennale.org
(3) - Brochure informativa del Padiglione Italia - Ailati
(4) - News del sito della biennale labiennale.org/architettura/news
(5) - Articolo "Biennale Ailati" di Emanuele Piccardi per archphoto.it
(6) - Fotoreportage della visita del presidente della repubblica Giorgio Napolitano al Padiglione Italia per ymag.it media partner del padiglione italiano.
(7) - Articolo "Portoghesi contro la Biennale d'Architettura" di Mario Anton Orefice per corrieredelveneto.it
(8) - Intervista video a Vittorio Sgarbi per HouseWebTVNew su youtube.com
(9) - Dalle news di irisceramica.it partner e main sponsor della 12esima Biennale di Architettura.