Ad Menu

GIBELLINA - Capitolo 1: Storia e Ricostruzione

Sabato 15 marzo la Facoltà d’ingegneria dell’Università di Catania ha portato in visita a Gibellina (Trapani) gli studenti del corso di Laurea in ingegneria Edile -Architettura nell’ambito del corso di Architettura e Composizione II.
Tutto il gruppo Petra Dura ha partecipato e ha deciso di mettere a disposizione di tutti il materiale raccolto durante il viaggio in questo splendido angolo di Sicilia.
Per tutta questa settimana pubblicheremo solo articoli dedicati al paese di Gibellina nel tentativo di analizzare diversi aspetti attinenti all’architettura, con la consapevolezza che qualunque cosa diremo non sarà mai abbastanza. Per questo motivo speriamo di ricevere molti commenti da parte vostra. Se avete qualche curiosità in merito a quanto scriveremo, non avete che da chiedere. Siamo disponibili nel fornirvi altre foto qualora quelle pubblicate non siano abbastanza.

Un ringraziamento particolare va ad Agostino P., web master di gibellinaonline.it, che ci ha dato un sacco di informazioni utili accogliendoci nel suo paese.

Argomenti trattati:

1 – Storia e Ricostruzione @
2 – Architetture Pubbliche
3 – Architetture Private
4 – Piazze e Spazi aperti
5 – Arte

1 – Storia & Ricostruzione

Il vecchio paese di Gibellina era il classico esempio di villaggio siciliano della valle del Belice abbarbicato su una collina caratterizzata da forti pendenze. La zona costruita era ben delimitata dalle campagne circostanti; le stradine erano strette e ripide e spesso si alternavano a scalinate; vi era presenza di edilizia spontanea che non seguiva alcun progetto; assenza diffusa di servizi. Poi nel gennaio del 1968 arrivò il terremoto che distrusse il 90% delle abitazioni. Le cronache del tempo narrano di scenari apocalittici dove a fatica si riuscivano a contare le vittime.
Come ben sappiamo, la storia ci insegna che dopo ogni catastrofe naturale l’uomo ha un aspetto particolarmente propositivo per quanto riguarda la ricostruzione. E questo è ciò che è accaduto anche a Gibellina. Dopo un primo periodo di incertezze in cui si facevano avanti le ipotesi più disparate (ricostruire e mettere assieme tutti i paesini limitrofi da un lato e ricostruire sulle macerie dall’altro) si capì che la nuova Gibellina sarebbe stata al centro delle attenzioni di molti specialisti e artisti.

Dove: Da subito si scelse come luogo per la ricostruzione una porzione pianeggiante di territorio e allo stesso tempo nodo infrastrutturale tra la costruenda autostrada Palermo - Mazzara del Vallo e la tratta ferroviaria esistente. Il vecchio paese adesso dista circa 20 KM.
Viaggiando per questi luoghi non si può fare a meno di notare come Gibellina nuova non rispetti i canoni del villaggio siciliano chiuso su se stesso, arroccato, schermato da costruzioni difensive. L’occhio viene calamitato dalle costruzioni moderne che si stagliano sul landscape naturale.

Quando: Il primo piano per la ricostruzione risale al 1970 e porta la firma di Vittorio Gregotti, Ludovico Quaroni, Alberto e Giuseppe Samonà. Era un piano fatto per macrostrutture che lasciavano aree di indeterminatezza, successivamente ripensate nel 1982 dal team coordinato da Oswald Mathias Ungers con la collaborazione di Laura Thermes, Franco Purini e innumerevoli altri progettisti e artisti. È in questa fase che tutto l’impianto comincia a delinearsi e prendere forma il rapporto tra infrastrutture, costruzioni private e spazi pubblici. Tuttavia nel 1991 vengono condotti altri studi sulla ricomposizione urbana da Pierluigi Nicolin.
Ad oggi non è possibile dire che la ricostruzione sia terminata: se è vero che i non esistono più le baraccopoli dei sopravvissuti, alcuni progetti sono ben lontani dall’essere conclusi (il teatro di Pietro Consagra), altri invece sono già in ristrutturazione (la chiesa a sfera di Ludovico Quaroni).

Come: Osservando la cartina del paese è facile notare come si sia materializzata l’idea di un architettura piana e diffusa sul territorio sul modello delle villette americane: casa isolata, garage autonomo, piccolo ambito verde. È presente una forte gerarchizzazione tra viabilità veicolare (viali) e pedonale (vie). Per riassumere potremmo dire che ogni quartiere è circondato da strade principali e/o secondarie, mentre risulta tagliato al centro da vie alberate e percorribili esclusivamente a piedi. La sensazione di riservatezza che sprigionano questi anfratti è da ricollegare al tentativo di creare il senso di vita comunitaria presente nella vecchia Gibellina.
Tutti i quartieri risultano innestati a piazze o parchi pubblici, e sono inframmezzati da sculture o opere architettoniche di rilievo, tanto da poter parlare di città-museo.
Lo spazio urbano viene allungato a dismisura nel tentativo di ricreare migliori condizioni di vita per i loro abitanti, ma l’unico risultato che si avverte passeggiando per queste vie è di vuoto e rarefazione architettonica e umana.

Osservazioni: oggi Gibellina soffre quel male conosciuto con il nome di alienazione. Si ha l’impressione che gli abitanti non abbiano apprezzato l’esito prodotto dall’urbanistica di un trentennio, seppure sembrino essere stati parte attiva della trasformazione. Abbondano i luoghi senza identità, le piazze vuote, le strade deserte. Se in un primo momento, la ricostruzione del paese aveva attirato gli interessi di non poche persone, adesso pare che anche il turismo sia in calo.
Tuttavia, in paese si registrano le voci di chi auspica un radicale cambiamento per quest’isola fatta di contemporaneità in un isola (la Sicilia) che da poco comincia ad apprezzare l’altra faccia della sua terra, non fatta unicamente di mare, ruderi e chiese.


Link utili e approfondimenti:

Post di Petra Dura su Gibellina:
http://petra-dura.blogspot.com/2008/01/pensiero-del-giorno-gibellina.html

Sito in cui potrete trovare molte foto e informazioni aggiornate e sul paese e i suoi abitanti:
http://www.gibellinaonline.it/

sito del comune di Gibellina con mappa interattiva e fonti storiche
http://www.comune.gibellina.tp.it/

Autori e opere di Gibellina:
http://www.traarchit.it/architetture/luogo/gibellina.htm

Discussioni:
http://architettura.supereva.com/coffeebreak/20001127/index.htm
http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=137

4 commenti:

  1. verasmente interessante! Lo ho letto tutto, e nonostante sia un'articolo introduttivo, con interesse, aspetto i prossimi!

    RispondiElimina
  2. Spero saranno interessanti anche gli altri articoli...soprattutto l'ultimo riguardante l'arte...ovviamente della sottoscritta...(scherzo!)

    RispondiElimina
  3. Molto interessante, un lavoro capillare. Come immaginereste la ricostruzione de L'Aquila (cratere ed extra cratere) in confronto a Gibellina?

    RispondiElimina
  4. @ Alfredo
    Premetto che l'unica similitudine che riesco a trovare tra Gibellina e L'Aquila è il terremoto. Tuttavia, un terremoto pone quesiti molto simili tra loro tali da poter ipotizzare che al momento L'Aquila sia più simile ad una cittadina del Perù che non ad un'altra qualsiasi provincia italiana. Alla stessa maniera Gibellina e Haiti diventano sorelle di "sangue". Avranno un'unica cosa in comune ma per nulla trascurabile.
    Non posso fare a meno di notare che all'indomani di ogni terremoto le forze schierate per il recupero siano sostanzialmente di tre tipi: i cittadini che vogliono ricostruire le proprie case; l'amministrazione e i tecnici che vosgliono spostare tutto altrove; gli artisti e pochi illuminati architetti che propongono soluzioni alternative.
    Nella preoccupazione post-terremoto il più delle volte prevale una sola di quelle voci per il malcontento delle altre. Personalmente non posso che tifare per il terzo partito, che comunque è quello più aperto, disponibile e competente anche se l'esperienza di Gibellina mostra tutt'altri risultati. Non riesco a credere che una città possa tornare allo stato precedente al terremoto come auspicano i cittadini e non voglio neanche credere che città satellite da una parte e città fantasma dall'altra siano buone soluzioni. La soluzione come sempre sta in mezzo, ma necessita di un forte contributo di innovazione: tanto meglio se viene dal mondo dell'arte. Chi rimane sulla sedia a rotelle non può pensare di riconquistare la vecchia vita, tuttavia può immaginarne una nuova e meravigliosa da diversamente-abile. Forse la metafora è un pò forte, ma il dramma di queste città in fondo è simile al dramma di ogni cittadino.
    L'Aquila ormai la vedo compromessa e credo che non sia mai stato proposto nulla di diverso dalla ricostruzione tout court o dal completo sgombero. Parafrasando Louis Kahn avrei cominciato chiedendo "tu città, cosa vuoi diventare?".

    RispondiElimina