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Tecnica Urbanistica - La carica delle 101 tavole

Gli aneddoti che uno studente universitario può raccontare sulla propria carriera accademica potrebbero essere infiniti. Tuttavia, dopo i primi anni di duro lavoro sui libri lo spirito di adattamento di ogni individuo lo porta a dire che "tutto è normale", così, con rassegnazione si procede, si continuano a saturare le pagine del libretto con le nuove materie-premio. Accadono poi eventi che per quanto uno possa essersi rassegnato alla routine non può che guardare con sguardo quantomeno esterrefatto.
Vorremmo adesso esporvi le circostanze in cui si è svolto il corso di Tecnica urbanistica del quarto anno in ingegneria edile-architettura condotto dalla professoressa P. Busacca dell'Università di Catania A.A. 2007-08.
Ci teniamo a precisare che questo articolo non vuole essere un attacco a nessuna delle persone che citeremo, ma solo un modo per confrontarsi su istanze che sono state "ignorate" quando espresse di presenza. Consapevoli che le idee acquistano dignità solo quando vengono messe per iscritto (questo ci ha insegnato il corso), saremmo felici di sapere cosa ne pensate a proposito.
Per onore di cronaca va detto che il corso di tecnica urbanistica è affiancato dal relativo laboratorio, in cui si fanno studi sul campo per giungere alla stesura di un progetto. A nostro avviso, il problema risiede appunto nel laboratorio, una materia da 4 crediti che richiede una impressionante mole di lavoro andando in ultima analisi ad influenzare il voto della materia vera e propria (9 crediti). La parte teorica, gestita in maniera ineccepibile dalla professoressa stessa, è stata ricca di spunti ed informazioni che hanno permesso di leggere in maniera nuova i fenomeni urbani e la loro evoluzione nel tempo con tanto di pacchetto normativo a seguito. Il passaggio alla parte pratica, tuttavia, è stato quantomeno brusco. Le prime parole pronunciate dagli assistenti che si occupavano del laboratorio sono state del tipo: benché il laboratorio dovrebbe svolgersi nelle sole ore di lezione, sapete benissimo che questo non accade mai . Discorso che non ci turbava minimamente perché esplicitazione di un’usanza consolidata e diffusa tra i docenti universitari. Tuttavia non sospettavamo da li a pochi giorni avremmo dovuto rivoluzionare la nostra vita di studenti.
Il lavoro si è svolto a Librino, un quartiere alla periferia di Catania, con incontri, revisioni, seminari, tutte cose didatticamente utili e stimolanti, ma organizzate nella peggiore delle maniere sia nei modi che nei tempi. Ma lo spirito positivo che distingue noi ragazzi ci ha portato ancora una volta , seppure tra mille lamentele, a proseguire il lavoro.
Poi durante una revisione accadde l’imprevedibile. A seguito di una richiesta d’aiuto, un’assistente si sente autorizzata a rimproverare una mia collega al punto da farla piangere umiliandola davanti a tutta la classe. Rimprovero che si concludeva: io mi sono fatta un’idea del vostro gruppo e state pur certi che non la cambio. Scene del genere non sono mancate durante qualsiasi revisione, nostra o di altri, revisioni basate sulla logica “chi grida di più ha ragione”. Da quel momento in poi abbiamo preferito non farci più vedere in aula se non con la certezza di mostrare i nostri elaborati a chi dicevamo noi. La domanda che è nata a seguito di questa esperienza è stata: Come è possibile che chi ha la pretesa di cambiare le sorti di un intero quartiere o addirittura di un’intera città non si renda conto delle difficoltà di chi gli sta di fronte?! Vuol dire questo, essere urbanista?
Va segnalato che la professoressa non è mai stata presente a questi incontri e quindi non è pienamente a conoscenza di quello che combinavano i suoi assistenti.

Altre riflessioni a margine del corso:

· Si è parlato spesso e volentieri di approccio e sensibilità ambientale, riciclo di acqua, di rifiuti, tutte idee che in un modo o in un altro hanno caratterizzato i nostri progetti. Bene. Come gruppo abbiamo stampato quasi un centinaio di tavole A2 A1 e A0 su carta da 90g. Abbiamo così, consumato tre rotoli da 50 metri ciascuno durante tutta la durata del corso. Considerando che vi erano almeno una quindicina di gruppi a seguire il corso non ci viene difficile ipotizzare che siano stati utilizzati 15x150m di carta che vuol dire oltre 2,2 chilometri di carta larga 80 centimetri. Vi rendete conto di quanto siano 2,2 chilometri di carta e di cosa significhi questo a livello ambientale?? Oggi, la tecnologia ci supporta. Sarebbe opportuno adeguarsi, magari con delle stampe in .pdf?!

· Le cento tavole di cui vi parlavamo prima hanno pure un costo, visto e considerato che sono tutte a colori, questo si traduce in una spesa di 300 € circa. Come si può parlare di sensibilità ai problemi economici nella progettazione, quando ci si propongono spese del genere?

· Forse apparirà meno interessante, ma per realizzare, revisionare, adattare, impaginare e stampare cento tavole occorre un’impressionante quantità di tempo. Tempo che abbiamo sottratto ad altre materie, alla nostra vita privata rinunciando anche a dormire se necessario. Adesso capite perché il blog è stato chiuso per un bel po’ di mesi (vedi maggio-giugno-luglio). Qualsiasi altra osservazione a tal proposito risulta superflua.

· Quando abbiamo tentato di esporre simili istanze ci è stato risposto che in generale il corso è andato bene, quindi il problema doveva essere del nostro gruppo. Quello che forse non sapevano e che gli studenti non si sono ribellati (anzi, non si sono ribellati fino in fondo) perché, come ci hanno riferito, ipotizzavano ritorsioni in commissioni di Laurea. Questo ci ha spronato a scrivere tale articolo nella consapevolezza che simili atteggiamenti da parte dei nostri colleghi non portano da nessuna parte, soprattutto quando sì ha la genuina pretesa di migliorare le cose, senza dover offendere o danneggiare nessuno. E siamo certi che persone serie ed oneste, quali riteniamo essere i nostri professori, non potranno non tenere in conto le nostre osservazioni nella futura gestione del corso.

La redazione

16 commenti:

  1. a Catania verso la fine del corso agli studenti non viene proposto il questonario in forma anonima di valutazione del corso stesso?

    e/o eventuali lettere di protesta in segreteria verrebbero "girate" ai professori? o accumulate dalla segretaria stessa, la quale se si dovesse superare una soglia limite di lamentele, approfondirebbe la questione? (senza pubblicare i nomi)

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  2. Il questionario finale è stato compilato e come se non bastasse ci è sembrato opportuno esporre personalmente le critiche ai diretti interessati. Morale della favola: eravamo tra i pochi a seguire tutti i corsi dell'anno in regola, dunque con un carico di lezioni e lavoro massacrante, e siamo stati svantaggiati proprio per questo motivo.
    Non volendo mobilitare tutto il mondo universitario per l'accaduto (anche con la consapevolezza che non sarebbe servito a nulla), abbiamo scelto di "smuovere le coscienze"(slogan pronunciato più volte durante il corso in questione),lanciando un ennesimo messaggio alla/agli interessati come stimolo per un imminente miglioramento!

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  3. l'anonimato lo sottolineavo, perché purtroppo talvolta alcuni gruppi docenti assistenti, non accolgono bene le critiche.

    se avete ritenuto di portarle a loro le vostre critiche, spero siano stati abbastanza saggi e maturi da accettarle come spunto di riflessione, senza sentimenti di "rivalsa" nei vostri confronti.

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  4. @byb

    beh... devo dire che abbiamo pochi dubbi sull'onestà e la maturità dei nostri professori-assistenti. E in un certo senso sono anche convinto della loro buona fede. Ma mi duole dirlo, nel mondo accademico esiste una sorta di burocrazia anche per muovere una critica o addirittura per dare un semplice suggerimento e questo si traduce nella necessità di mettere tutto nero su bianco, anche con nomi e cognomi

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  5. immagino sia necessario, ma mi risulta che al politecnico di milano, quando piovono in segreteria-presidenza-rettorato critiche "nero su bianco" firmate con nomi e cognomi, su un corso-docente, è il politecnico stesso a farsi portatore della critica al docente, senza comunicargli i nomi della lista.

    so di qulache (raro) caso, in cui i provvedimenti fatti a seguito delle critiche sono stati anche importanti.
    e non mi pare al professore siano stati comunicati i singoli nomi, si è solo detto la quantità, la percentuale, di lamentela troppo alta per essere trascurabile e/o non giustificata, quindi la segreteria ha effettuato accertamenti. e in seguito preso provvedimenti.

    però erano casi di "furor di popolo" di lamentele, quasi organizzati.

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  6. avendo anche io seguito il corso mi sono reso conto delle problematiche sopra citate.
    Devo dire che nella facoltà quando si sviluppa un problema con i docenti gli studenti piuttosto che far fronte comune preferiscono "calare la testa" e sottostare alla dittatura del prof.
    tuttavia tra gli assitenti solo una si è distinta per comportamenti inappropriati nei nostri confronti.
    Tra le problematiche non elencate vi è anche quello delle revisioni:
    avete idea di quante revisioni abbiamo fatto durante l'anno???
    sapete cosa vuol dire stampare per OGNI revisione della stessa materia oltre 100 tavole???

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  7. Caro Max
    beh... nominando le 100 tavole avevo fatto un pacchetto all-inclusive. Ma come giustamente puntualizzi, chi non è del mestire ignora cosa sia una "revisione". Beh... per uno studente di ingegneria revisione vuol dire presentare i propri elaborati ai professori per farseli criticare. Chiaramente per arrivare davanti i prof occorrono ore di fila, mattinate perse, stampe provvisorie ecc. ecc.

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  8. Ho seguito il corso di Tecnica Urbanistica assieme a voi l'anno scorso e mi sconvolge leggere pensieri e parole che non condivido e che sicuramente tanti altri non condividono. Partendo dall'assunto che questo dovrebbe essere un paese democratico in cui conta ancora la libertà di espressione seppur controllata e/o strumentalizzata, mi sento di dover dire la "mia" per dare voce a chi come me di quel corso ha ben altri ricordi.La mia avventura alla facoltà di ingegneria, c.d.l edile-architettura, è iniziata sette anni fa...in 7 anni di progetti e revisioni, consegne intermedie e stampe, veglie al computer e albe all'uiversità,libri e dispense, laboratori di sperimentazione sulla resistenza dell'essere umano a tensione,sforzo,concentrazione,stanchezza,sonno,fame,disperazione e laboratori che ti mettono di fronte ad un quesito esistenziale per il quale ancora nessuno è capace di partorire risposte: "quanto è utile questo ai fini della mia professione?"...beh in 7 anni ce ne sono stati di km di "carta ca sfraddammu" e purtroppo nn sempre si trattava di "cartine", e ancora di più di km di "cartuni ca sfraddammu" e purtroppo nn sempre si trattava di "filtrini"!Per non parlare dei costi di cancelleria da sostenere e di quelli che sono serviti a finanziare il sistema "librario - editoriale" di certi nostri prof...troppe volte ci siamo trovati a fare cose "gratuite"(non in termini economici!!!), "scontate", "dovute", "inutili", "superflue"...e quanto "spreco" in questo sistema...spreco di tempo,spreco economico e spreco di risorse creative...il nostro tempo,i nostri soldi e le nostre capacità!voglio andare a parare sulla questione che non è giusto attaccare in modo mirato la prassi di svolgimento di un laboratorio, di uno solo,come se fosse stato proprio questo a farci scoprire l'"acqua calda"!Non è giusto farlo anche per una forma di rispetto nei confronti di chi ancora crede che un altro mondo è possibile...perchè è stato questo il vero obiettivo del laboratorio in questione o no?perchè è in quella sede che qualcuno ha detto a studenti siciliani di ingegneria "we can" o no???sbaglio o questo è stato uno di quei pochi corsi che si è preoccupato di dar voce a tutti...che ha interpretato i più svariati contributi all'urbanistica...che ci ha catapultato in un mondo dove non esistono committenze milionarie e dove anzi lo spreco ha distrutto piuttosto che costruire, un mondo dove è più giusto costruire un senso di appartenenza e un albero di 30 piani anzichè due torri gemelle e un palazzetto dello sport!!!vorrei sapere se qualcuno di voi si è mai fermato a valutare gli insegnamenti e le riflessioni che sono venute fuori da questo corso...come unici e soli in mezzo a tanto fervore architettonico e tanta pianificazione meccanica e razionale!!!qualcuno di voi ha riflettuto su come fino a quel momento, le uniche campane da noi udite in materia di progettazione fossero state quelle dei nostri cari prof,dei loro fidati assistenti,dei tutor troppo giovani per pensarla con la loro testa e camminare con le loro gambe?avete mai pensato a quanto sia stato stupefacente sentire/vedere/assistere alle riflessioni di tutti quelli che partecipano e sono attori all'interno di un processo di piano e nondimeno di chi da quel piano dovrà trarre beneficio e non artificio? beh io ho riflettuto su questo e tanto altro, perchè in questo corso ho riconosciuto la trasparenza delle azioni, la volontà di "mettere a nudo" determinati processi che sconoscevo, la possibilità di operare su un tessuto nuovo e affascinante ma pieno di crepe e contraddizioni,ma soprattutto,di esprimermi nella misura in cui ho dovuto utilizzare le mie "parole" (e non quelle dei libri o delle riviste) per raccontare cosa fosse valore per me e cosa fosse invece degrado, nella misura in cui un lavoro astratto di spunti e riflessioni, di incoraggiamenti e revisioni drammatiche, di sputtanamenti ed elogi, di confusione e stanchezza mi abbia portato ad "andare a parare" con quello che doveva essere il PROGETTO, il meglio per quel posto, il più utile per quella comunità, il più economico per quelle circostanze!non mi importa quanto i nostri pensieri e i nostri lavori siano stati strumentalizzati ai fini di prevedere proprio quella cosa, proprio in quel posto...perchè mi sono sentita spronata ad esprimermi,"abbandonata" da chi di solito impone tipi di progetti e relativi riferimenti lungo un cammino in cui per una volta dovevamo essere noi a decidere, mi sono sentita libera di dire sempre la mia, con liti e fuochi d'artificio annessi, ma con la cosapevolezza di aver avuto conflitti "costruttivi" con chi a volte utilizza il conflitto come "opportunità" di far esprimere all'altro la propria personalità e come "strumento" per stimolare l'efficacia di un lavoro di cooperazione.Sono sicura che la prof.ssa Busacca,a quanto pare indicata come unica santa ed inconsapevole figura del team tutto, conosca bene il lavoro dei suoi ragazzi ed è a conoscenza di come si svolge il corso...questo sempre nell'ottica di un team costituito da persone diverse e personalità multiple dove ognuno ha il suo ruolo e dove le funzioni di assistenti e tutor manichini seppur presenti sono ridotte al minimo!non pensate sia stato un deplorevole spettacolo assistere, per un semestre, a processioni di discepoli muti e spaventati dietro a chissà quale "dio" venuto da lontano per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato,cosa è bene e cosa è male?a voi le risposte a questi ed altri interrogativi e a me la possibilità di ringraziare in questa sede chi mi ha dato il coraggio, la voglia e l'opportunità di FARE!

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  9. Anch'io ho seguito il corso...devo dire che i buoni propositi del fare sopracitati ci sono stati tutti. l'approccio è stato sicuramente diverso da quello di molti altri corsi...la mole di lavoro non dissimile da cose già provate..innegabile!! Ha ragione la nostra anonima "collega" (hai detto tante belle cose...perchè non mettere il nome????). Tuttavia, sulla scia dell'approccio partecipato a cui si è improntato il lavoro, ci si poteva aspettare più collaborazione e comprensione dall'"alto". Niente più di un riconoscere, proprio perchè ci si è passati, che le materie sono tante (mi rifiuto, come qualcuno ci ha suggerito,di seguire una materia per volta!!!poi ci si lamenta dell'età media elevata dei laureati!!nè tanto meno mi si può dire che il mondo del lavoro è ancora peggio..chiaro,i tempi saranno anche più stretti, ma a livello organizzativo siamo su un altro pianeta!)
    In conclusione vorrei fare solo una piccola nota a margine...un corso dovrebbe dare tutto quanto può ai suoi studenti nell'arco temporale previsto. Secondo me sarebbe stato opportuno ridimensionare la fase di analisi e dedicare un po' più di tempo al PROGETTO, sintesi e coronamento di un processo articolato e non certamente meritevole di essere ridotto a gara di velocità.

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  11. @ Anonimo

    Sono felice di ricevere un commento così appassionato su quanto scritto.

    Mi preme fare una precisazione: è vero che si possono avere visioni differenti sull’operato dei nostri docenti, ma è altrettanto vero che i FATTI e le circostanze riportate nel post sono innegabili.

    È quantomeno imprudente pensare che certi ragionamenti sul corso non siano stati fatti per il semplice motivo che non sono stati riportati sul post. Non sono un professore e quindi non mi sento in grado di criticare scelte didattiche nel senso stretto del termine. Tuttavia, come studente ho un idea ben chiara delle cose che non vanno, che non mi vanno…

    Parli di una PARTECIPAZIONE al corso e agli insegnamenti veramente buona. La mia visione è che siamo stati illusi di essere parte attiva, io personalmente mi sentivo un burattino. Rifletti su questo: facevamo ore di dibattito su come costruire una legenda per poi sentirsi dire “ecco, questa è la legenda che abbiamo preparato noi e dovete utilizzare per le tavole”. Queste lezioni erano pilotate in maniera squallidissima e assolutamente antidemocratica, perché appena qualcuno usciva dalla strada prestabilita veniva azzittito per giungere esattamente a quello che gli assistenti volevano. È chiaro che le nostre riflessioni erano fantastiche, ma sinceramente non sono riuscito a tollerare il fatto che fossero strumenti di autocompiacimento degli assistenti, illusi di realizzare un corso partecipato. Nel momento in cui qualcuno si erge a CAPO degli studenti, non vedo cosa possa esserci di partecipato.

    Vogliamo parlare degli obbiettivi del corso? Su questo argomento mi trovi parecchio, ma parecchio i*******o. Punto primo: la scelta dell’ambito. Abbiamo trattato una parte di città (librino) in cui i disagi sono evidentissimi e hanno alle spalle una lunga trattazione. C’è povertà, c’è criminalità, c’è disagio sociale. È un mix tipico nella scelta degli ambiti d’intervento. È qualcosa che loro conoscono benissimo, anzi riconoscono benissimo. È facile individuare un gruppo di spacciatori. È facile andare ad intervistare un bambino che non va a scuola e magari ti dice che vuole una casa nuova. È facile! È facilissimo! Il difficile è capire che magari problemi simili li ha chiunque. È difficile capire che lo studente che si ha di fronte, magari va all’università solo e soltanto perché prende una borsa di studio. È difficile capire che chi vive da solo a Catania per frequentare gli studi non ha la possibilità di spendere molti soldi per un singolo corso. È difficile capire i problemi di chi all’apparenza “sta bene”. E il corso di tutto questo se ne è fregato! Non c’è un singolo assistente che abbia la più pallida idea di chi siamo o si sia posto il problema, e magari sa tutto su librino. Questa cosa, permettimi, ma non l’accetto, soprattutto da chi predica il contrario. Ecco perché si finisce per piangere… Parliamoci chiaramente: il corso difficilmente migliorerà la situazione di librino, ma molto avrebbe potuto fare per noi studenti.

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  12. Ad Anonima:

    Aggiungo a quello che giustamente hanno sopracitato i miei colleghi due fatti:
    1. La capacità del corpo docente, come detto, di individuare i problemi esterni quanto l'incapacità di comprendere le necessità di uno studente (che frequenta, come di norma, tutte le materie dell'anno in corso) di utilizzare dieci minuti delle "utilissime" lezioni per stampare due delle cento tavole per fare revisione.
    2. Ricordo alla mia collega anonima che va bene la libertà ma proporre come elemento di progetto fontanelle con telecamere nascoste per controllare i traffici illeciti (altro che ricchi committenti di cui parlavi, ste cose neanche a CSI si vedono) o altre soluzioni simili vuol dire veramente essere al di fuori della realtà!
    Cmq sottolineo che frequentando solo questa materia (o non tutte quelle previste), come a quanto pare hai fatto tu, è lecito che la visione sia un po' differente.

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  13. Ho letto con molto interesse i vostri commenti che peraltro mi hanno incuriosito parecchio...scusa Maria Luisa ma mi dici quale sarebbe il gruppo a cui è stato proposta questa soluzione?

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  14. Solitamente le revisioni svolgevano collettivamente dunque non si è parlato in questo caso con un solo gruppo ma con tutti..chiaramente la soluzione non è stata adottata da nessuno.

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  15. la mia domanda era un'altra chi ha parlato di questa soluzione?

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  16. Non mi sembra corretto dire il nome di chi ha fatto questa proposta durante una revisione collettiva (preferisco dire il peccato ma non il peccatore), questo post non è stato scritto con la rabbia che può avere uno studente contro i prof ma è stato pubblicato solo per denunciare l'accaduto al fine di evitare che risucceda. Se vuoi maggiori spiegazioni ne possiamo parlare di presenza: ci vediamo quasi tutti i giorni!

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