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NUOVE FUNZIONI...

Basato sul Seminario dal titolo "Dai processi economici alle funzioni e forme per la rigenerazione urbana" svolto dal Prof. Valentino Piana il 21 Ottobre 2008 presso l'Università di Catania


Il tema del dibattito è la rigenerazione delle città o di parti di queste affette da degrado funzionale, sociale, economico, etc...
L'Economista Valentino Piana si è soffermato sul ruolo di fondamentale importanza che assume il miglioramento della città nel nostro mondo, ormai saturo e bisognoso di essere recuperato.
Dalla globalizzazione, sorta dalla necessità di confronto e di miglioramento, nascono le città globali (quelle del XXI secolo), città che si omologano le une alle altre, rendendosi sempre più competitive. Dunque l'esigenza di produrre il plusvalore di una città, quel qualcosa in più, quella che Piana ha chiamato differenziazione funzionale. Quest'ultima si fonda sulla creazione di "funzioni speciali o ibride" trovando "la città più adatta" a contenerla.
Ma mi chiedo fino a che punto queste nuove funzioni innestano un nuovo ciclo di sviluppo e non rappresentano esse stesse le fondamenta del degrado.
A mio parere, lo sviluppo tecnologico (soprattutto quello recente che forse non può neanche definirsi tale)e le stesse correnti artistiche e architettoniche, sono state mosse soprattutto da fattori economici: senza il nuovo l'economia non si muove, perchè non si ha fonte di guadagno se tutto ciò di cui l'utenza ha necessità è già sul mercato. Perciò si creano nuove esigenze. Basta pensare al cellulare, il quale improvvisamente è diventato un bene quasi di prima necessità, e se si pensa un po' questo non è l'unico caso.
Proprio per questo non so se un'intervento, volto ad reinventare una città attraverso l'invenzione di nuove funzioni, non rischi di creare funzioni senza funzione: tentando di generare un ciclo economico di una città, si potrebbe finire per creare solo fonti di disvalore e di degrado, dei non luoghi poichè non storici, non identitari e non relazionali (Marc Augè - Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità libro di cui parlerò prossimamente esami permettendo) come lo sono molti contenitori spaziali nella nostra quotidianeità.
Non so se sono riuscita a stimolare il vostro interesse però mi sembrava un argomento di cui accennare l'esistenza visto che viviamo in una realtà lavorativa legata indissolubilemente al dio denaro, con cui purtroppo, chi prima e chi dopo, ci si dovrà fare i conti.
Per altre informazione consultate il sito http://www.economicswebinstitute.org/ (rigorosamente in inglese)

2 commenti:

  1. Devo dire che l'idea più originale che è riuscito a trasmettere è stata quella di città globale in un mondo globale. La storiella che le "distanze" si sono accorciate nell'ultimo ventennio trova una lettura davvero interessante: tutte le città si trovano a confrontarsi sullo stesso mercato e devono quindi inventarsi ruoli e funzioni uniche a livello mondiale. Tutto questo può essere trasposto a livello architettonico. La domanda fondamentale diventa: cosa posso costruire nella città X che possa servire a tutto il mondo? e da questo piccolo spunto potremmo parlare per anni... il caso bilbao è esemplificativo. Altro che funzioni urbane, adesso si parla di funzioni globali!

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  2. Fantastico...diventa quasi un gioco al pc!Ma sorge qualche dubbio al momento dello scontro con la realtà, dove nulla è prevedibile (purtroppo per noi)..rischiare si ma senza esagerare!

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