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1# IN ITALIA - Biblioteche ed Archivi

Questo post fa parte della raccolta IN ITALIA in cui si indaga la "Crisi Normale" del Belpaese.

Cominciamo dal futuro.
Umberto Eco nel 1959 termina lo scritto breve "Frammenti" contenuto nella raccolta "Diario Minimo" pubblicato per la prima volta nel 1963. Viene immaginata la fine della civiltà umana contemporanea in seguito a catastrofi nucleari e la nascita di una nuova popolazione stanziata presso il polo nord. Gli scenziati partono alla ricerca delle traccie del passato preatomico. Cosa troveranno in Italia?
Frammenti
IV Congresso Intergalattico di Studi Archeologici — Sirio, 4° Sezione del 121° Anno Matematico.
Relazione del Ch. Prof. Anouk Ooma del Centro Universitario Archeologico della Terra del Principe Giuseppe — Artide-Terra.

Chiarissimi colleghi,
non vi è ignoto che da gran tempo gli studiosi artici conducono appassionate ricerche per trarre alla luce le vestigia di quella antichissima civiltà che fiorì nelle zone temperate e tropicali del nostro pianeta prima che la catastrofe avvenuta nel cosiddetto anno 1980 dell'era antica, anno Uno dell'Esplosione, vi cancellasse ogni traccia di vita, in quelle zone che per millenni rimasero a tal punto contaminate dalla radioattività che solo da pochi decenni le nostre spedizioni possono avventurarvisi senza soverchio pericolo per cercare di rivelare alla Galassia intera il grado di civiltà raggiunto dai nostri antenati. Rimarrà sempre un mistero come degli esseri umani potessero abitare plaghe così insopportabilmente torride e come quelle genti si siano potute adattare al pazzesco sistema di vita imposto dal vertignoso alternarsi di brevissimi periodi di luce a brevissimi periodi di oscurità; eppure sappiamo che gli antichi terrestri, in questo abbacinante carosello d'ombre e di luci, seppero trovare ritmi di vita ed edificare una civiltà ricca e articolata. Quando, circa 70 anni fa (era l'anno 1745 dell'Esplosione), dalla base avanzata di Reykjavik – il leggendario Avamposto Sud della civiltà terrestre – la spedizione del Prof. Amaa A. Kroak si spinse sino alla landa detta di France, il mai dimenticato studioso stabilì inequivocabilmente come l'azione combinata della radioattività e del tempo avesse distrutto ogni traccia fossile. Già si disperava dunque di conoscere qualcosa circa i nostri lontani progenitori quando nel 1710 d. E. la spedizione del Prof. Ulak Amjacoa, avvalendosi dei ricchissimi mezzi messi a disposizione dalla Alpha Centauri Foundation, facendo dei sondaggi nelle acque radioattive del lago di Lochness, reperiva quella che viene oggi comunemente indicata come la prima "criptobiblioteca" degli antichi terrestri. Murata in un enorme blocco di cemento stava una cassa di zinco recante incisa la scritta: "Bertrandus Russel submersit anno hominis McMLI". La cassa, come voi ben sapete, conteneva i volumi dell'Enciclopedia Britannica, e ci fornì finalmente quella enorme mole di notizie sulla cultura scomparsa, su cui basiamo oggi gran parte delle nostre conoscenze storiche. Ben presto altre criptobiblioteche venivano ritrovate in altri paesi (celebre quella trovata in Terra di Deutschland, in una cassa murata che recava l'iscrizione "Tenebra appropinquante"), in modo che ci si rese ben presto conto di come gli uomini di cultura fossero stati gli unici, tra gli antichi terrestri, ad intuire l'approssimarsi della tragedia, e gli unici a porvi rimedio nell'unico modo che fosse loro consentito, salvando cioè per i posteri (e quale atto di fede fu quello di prevedere, malgrado tutto, una posterità!) i tesori della loro cultura.

Grazie a queste pagine, che non possiamo sfogliare senza un fremito di commozione, noi oggi, illustri colleghi, siamo in grado di sapere cosa quel mondo pensasse, cosa facesse, come sia giunto al dramma finale. Oh, ben so che la parola scritta è sempre insufficiente testimone del mondo che la espresse, ma come rimaniamo sconcertati quando ci manca anche questo preziosissimo aiuto! Tipico è il caso del "problema italiano", di questo enigma che ha appassionato archeologi e storici, nessuno dei quali ha saputo sinora rispondere alla ben nota domanda: come avvenne che in questo paese, che pure sappiamo di antica civiltà – come ci è testimoniato dai libri ritrovati in altre terre – come avvenne, dicevo, che non fu possibile reperire alcuna criptobiblioteca? Voi sapete che le ipotesi in proposito sono tanto numerose quanto insoddisfacenti, e ve le ricordo a puro titolo di preterizione:

1. Ipotesi Aakon-Sturg (così dottamente illustrata nel libro La Esplosione nel bacino mediterraneo, Baffing, 1750 d. E.): per un concorso di fenomeni termonucleari la criptobiblioteca italiana è stata distrutta; ipotesi sostenuta da solidi argomenti, perché sappiamo che la penisola italica fu la più battuta dalle esplosioni in quanto dalle coste adriatiche partirono i primi missili a testata atomica dando appunto inizio al conflitto totale.

2. Ipotesi Ugum-Noa Noa, esposta nel notissimo Esistette l'Italia? (Barents City, 1712 d. E.) dove, sulla base di attente consultazioni dei verbali delle conferenze politiche ad alto livello intercorse prima del conflitto totale, si perviene alla conclusione che l'Italia non sia affatto esistita; ipotesi che risolve il problema della criptobiblioteca, ma urta contro una serie di testimonianze che le opere in lingua inglese e tedesca ci danno sulla cultura di quel popolo (mentre quelle in lingua francese, come è noto, paiono ignorare l'argomento, suffragando parzialmente la tesi Ugum-Noa Noa).

3. Ipotesi del Prof. Ixptt Adonis (cfr. Italia, Altair, 22' sezione del 120° Anno Matematico), la più brillante senz'altro, ma la più debole, secondo la quale al tempo dell'esplosione la Biblioteca Nazionale Italiana era, per circostanze imprecisate, in uno stato di estrema decadenza, e gli scienziati italiani, ancorché intesi a fondare biblioteche pel futuro, erano seriamente preoccupati per quelle del presente e dovevano ingegnarsi ad impedir lo sfacelo dello stesso edificio contenente i volumi. Ora l'ipotesi rivela l'ingenuità di un osservatore non terrestre, disposto ad avvolgere di un alone di leggenda quanto concerne il nostro pianeta ed uso pensare i terrestri come un popolo che vive beatamente mangiando pasticcio di foca e suonando arpe di corna di renna: lo stato di avanzata civiltà cui erano pervenuti gli antichi terrestri prima dell'Esplosione, fa sì invece che sia impensabile una tale incuria, quando il panorama offertoci dagli altri paesi cisequatoriali rivela l'esistenza di avanzate tecniche di conservazione dei libri.

Col che si è al punto di partenza, e il più fitto mistero ha sempre avvolto la cultura italiana precedente l'esplosione, anche se per quella dei secoli anteriori esistono sufficienti documentazioni nelle criptobiblioteche di altri paesi. (...)

Umberto Eco, Diario minimo, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1963 (1).

L'ironia di Eco è destinata a lasciare l'amaro in bocca. Il presente dello scrittore (1959) coincide con il nostro. Questa condizione mi si è materializzata sotto gli occhi negli ultimi mesi di studio, diviso tra biblioteche ed archivi.

Biblioteca del dipartimento di Architettura ed Urbanistica (DAU) dell'Università di Catania.

La biblioteca funziona fin troppo bene. E' per questo motivo che ci turbano le notizie su un'eventuale futura chiusura per mancanza di fondi. Parliamo di una struttura che va avanti quasi gratuitamente. Prima della pausa natalizia l'organico ufficiale era costituito da una persona con contratto a tempo indeterminato, una con contratto in scadenza ed una ex bibliotecaria che, pur essendo andata in pensione, presta il suo servizio senza percepire un soldo. Eroi moderni in altre parole.

Archivio di Stato di Catania

L'edifico dell'archivio di stato prospetta sulla via Vittorio Emanuele di Catania. Da anni in facciata sono stati giustapposti dei ponteggi. Ho sempre creduto che servissero per dei lavori di restauro, invece no. Servono solo per evitare che altri pezzi di cornicione o balcone possano precipitare su ignari passanti. Restauri non ce ne sono e neanche sono previsti.
Il portone è perennemente chiuso, si citofona, in qualche modo si entra. Se siete fortunati troverete qualcuno che può indicarvi la strada per l'ufficio desiderato, altrimenti vi toccherà girare un po'. Il cortile centrale ha tutte le tonalità della muffa e del muschio.
Attualmente la struttura non possiede tutta la collezione che dichiara in inventario principalmente per due motivi. Il primo riguarda il materiale che per problemi di spazio è stato affidato ad una ditta privata (2) che lo custodisce presso capannoni a fronte del pagamento di un canone annuo di circa 100.000 euro.
Secondo motivo: "Scusi signorina, ma il fondo che ha richiesto si trova in uno scaffale in alto e non abbiamo la scala per prenderlo". Sì, capita di sentire anche questo. In compenso si sono dotati di uno scanner fotografico che dieci anni fa costò oltre venti milioni delle vecchie lire. Acquistato per l'archiviazione digitale è stato utilizzato esclusivamente per fare fotocopie.
Cosa ci si aspetta per il futuro? Il materiale da archiviare cresce di anno in anno e già manca lo spazio; nessun restauro o nuova costruzione; nessun progetto di archiviazione digitale.

Questa è una "crisi normale", una patologica situazione strutturale che dura da troppo tempo e tenta di confondersi con la normalità.
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Note:
(1) Potete leggere il Diario minimo di Umberto Eco al seguente indirizzo: http://www.scribd.com/doc/10489193/Umberto-Eco-Diario-Minimo
(2) Gestione Archivi srl, Amministratore unico Francesco Virlinzi.

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