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0# IN ITALIA

Dicono che in Italia ci sia crisi. Crisi del lavoro, crisi dei valori, crisi della cultura e quindi, crisi dell'architettura. Odio questa parola. Il dizionario Devoto-Oli la definisce come "perturbazione" o "improvvisa modificazione" nella vita di un individuo o di una collettività con effetti più o meno gravi e duraturi. Bisognerebbe chiedersi quale sia la condizione di stabilità subalterna alla crisi, almeno nel caso italiano. Semplicemente, non esiste. C'è sempre crisi; c'è crisi da sempre. Improvvisamente, un concetto nato per descrivere un fenomeno "antagonista" diventa la normalità.

La retorica della crisi serve solo a fini propagandistici. Serve a vendere le proprie idee, serve ad argomentare i propri ragionamenti. In realtà è proprio la frequenza con cui si utilizza questo termine a determinarne la perdita d'importanza. Serve una nuova definizione (1).

Tenteremo di descrivere la "Crisi Normale" che da sempre investe l'Italia, la cultura italiana, l'architettura italiana, attraverso riflessioni discrete che meglio possano raccontare il Belpaese.
Questa raccolta di post avrà il nome di "IN ITALIA", titolo preso in prestito dalla martellante canzone di Fabri Fibra e Gianna Nannini.
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Note:
(1) - Maurizio Spina, professore del corso di Urbanistica presso l'Università degli Studi di Catania, durante le lezioni poneva un'interessante domanda: provate a dare una definizione di territorio naturale e di territorio antropico. In questi casi gli studenti si lanciano con una certa facilità nell'impresa. Dalle voci dell'aula si capiva che il territorio naturale doveva essere: integro in tutte le sue parti, non modificato dalla mano dell'uomo né direttamente né indirettamente (modifiche del clima, inquinamento ecc.). Bene. Questa definizione genera un paradosso, ovvero ci conduce alla conclusione che non esiste alcun territorio naturale in tutto il nostro pianeta. Allora a cosa serve una definizione così fatta?
Se applichiamo gli stessi ragionamenti alla ricerca del significato della parola "crisi", ci accorgiamo di quale enorme errore stiamo commettendo nella descrizione della realtà. Chiamiamo crisi ciò che oggi è prevedibile, ciclico, scontato, normale. Così inverno ed estate diventano crisi (o situazioni critiche) rispetto alle mezze stagioni inesistenti; così l'Italia passa sempre più frequentemente dalle mani del Governo a quelle della Protezione Civile e della sua unità di crisi; così Napoli si trova a gestire la crisi della spazzatura come se non esistesse alcuna previsione sulla produzione giornaliera e la relativa capacità delle discariche.

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