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Pepe Espaliù - Libro de Caín

Libro di Caino.
Libro de Caín.


Un racconto per artisti.
Un cuento para artistas.

Caino e Abele porgevano i loro doni a Dio.
Caín y Abel ofrecían sus regalos a Dios.
Alcuni arrivavano tramutati in fumo bianco, altri scomparivano in fumo nero prima di arrivare.
Los unos llegábanle convertidos en humo blanco, los otros desaparecían en humo negro antes de llegar.
Abele aveva una visione angelica del mondo.
Abel tenía una visión seráfica del mundo.
Per lui tutto era chiaro, pulito, ordinato e logico, e di conseguenza lo era la sua vita.
Para él todo era claro, limpio, ordenado y lógico, y en consecuencia su vida también lo era.
Si alzava presto, e con il sole andava a lavorare, piantava i frutti più benedetti e offriva tutto a Dio.
Se levantaba temprano, y con el sol se iba a trabajar, plantaba los frutos más benditos y todo lo ofrecía a Dios.
Nel Pomeriggio si riposava nei prati con le sue pecore.
Por la tarde reposaba en los pastos junto a sus ovejas.
Guardava il cielo, innamorato di Dio.
Miraba hacia el cielo, enamorado de Dios.
Era un idillio, di quelli classici..., di quelli che finiscono bene, dove io ti amo e tu mi ami...
Era un idilio, de los de siempre..., de los que acaban bien, del yo te quiero y tú me quieres...

Caino era un uomo tenebroso.
Caín era un hombre tortuoso.
Il suo mondo era un altro mondo.
Su mundo era otro mundo.
Nasceva con la luna ed era innamorato della luna.
Nacía con la noche y estaba enamorado de la luna.
Era un essere selvatico e violento, un figlio di Saturno, però amava Dio ugualmente.
Era un ser selvático y violento, un hijo de Saturno, pero también quería a Dios.
E così gli offriva le sue notti... spine e topi e scorpioni, animali della notte che bruciando emanavano un odore terribile e il fumo nero che non saliva in cielo, rimaneva lì con lui in quel buio e in quella povertà.
Y así le ofrecía su noche... espinos y ratas y escorpiones, animales de la noche que quemados despedían un terrible olor y ese humo negro no subía al cielo, se quedaba allí con él, en esa oscuridad y esa pobreza.
Caino viveva solo e nulla voleva sapere di famiglie, nè di ordine, nè dell'esercito.
Caín vivía sólo y nada quería saber de familias, ni de orden, ni de ejército
Caino era un artista.
Caín era un artista.
E soffriva giorno dopo giorno nel vedere come Dio amava suo fratello, come lo viziava, di come scendeva dal cielo e poggiava la propria testa sulla sua spalla.
El sufría día tras día viendo cómo Dios amaba a su hermano, cómo lo mimaba, cómo bajaba del cielo y reposaba su cabeza en su hombro.
Lui stava dall'altra parte, sempre osservando e geloso.
Él estaba al otro lado, siempre observando y celoso.
Un giorno tramò vendetta.
Un día tramó una venganza.
E così, d'improvviso, prese la costola di un asino e spaccò la testa a suo fratello.
Y así, inesperadamente, cogió la costilla de un asno y le abrió la cabeza a su hermano.
Un sangue puro uscì a fiumi, scorreva, ricoprendo a poco a poco la terra intera.
Una sangre pura emanaba a borbotones y corría, recorriendo poco a poco la tierra entera.
Quella mattina, Dio, al risveglio, vide con orrore la terra insanguinata e gridò...: «Caino, dov'è tuo fratello Abele?»
Esa mañana, Dios, al despertarse, miró con horror la tierra ensangrentada y gritó...: «Caín, ¿dónde está tu hermano Abel?»

Però Caino correva e, perseguitato, divenne un fuggitivo.
Pero Caín corría y perseguido se convirtió en un forajido.
Caino continua a fuggire ancora oggi, e nella sua fuga ha lasciato dietro di se i dipinti più tristi, le sculture più sinistre, la musica più triste, la poesia più tetra, i drammi più tormentati, però sempre d'amore.
Caín sigue huyendo hoy, y en su huida ha dejado tras sí los cuadros más tristes, las esculturas más siniestras, la música más triste, la poesía más negra, los dramas más torturados, pero siempre de amor.

Oggi Caino è molto vicino a me, e mi porta una visione orribile e nuova, è una maledizione... è un virus e lo chiamano AIDS.
Hoy Caín está muy cerca de mí, y me trae una mirada horrible y nueva, es una maldición... es un virus y lo llaman el sida.
Con lui, scopro la cosa più terribile, come la morte ti tiene in vita; come la vita ti fa morire.

Con él, descubro lo más terrible, cómo la muerte te mantiene en vida; cómo la vida te hace morir.
di Pepe Espaliù


Artista spagnolo nato e morto a Cordoba (1955-1993). Questi sono i pochi dati anagrafici che si riescono a trovare sul conto di Pepe Espaliù approdato trionfalmente in Italia con una mostra dal titolo "ESPANA - arte spagnola 1957-2007" a palazzo Sant'Elia di Palermo nel 2008. Mimetizzato tra i nomi altisonanti di Picasso, Mirò, Dalì, incuriosiva parecchio lo spettatore con opere assolutamente metafisiche e concettuali il cui contenuto difficilmente poteva essere colto senza preparazione. E si poteva terminare la mostra con il dubbio che le sue opere in realtà non volessero comunicare alcunchè. Nulla di più falso. I "significati" erano semplicemente e mirabilmente espessi per altra via: la narrazione. E' uno dei caso in cui la parola scritta assolve una funzione determinante in arte. Si decostruisce l'opera producendo "segni" e "significati" che poi possono riaccoppiarsi in infinite combinazioni. Così la "Portantina" della foto e la "malattia" del testo possono produrre arte compiuta, chiusa. L'AIDS di Caino e la "nobiltà" di Abele sono in fondo la stessa cosa: non permettono all'uomo di relazionarsi con gli altri. Alla stessa maniera la portantina per il malato o la carrozza per il nobile escludono il contatto con il mondo.

Nell'immagine:
- Carrying VII, 1992. 137 x 180 x 44 cm. in ferro colorato. Siviglia, collezione della regione dell'Andalusia.

Per approfondimenti:
- Catalogo "ESPANA - arte spagnola 1957-2007" di Demetrio Paparoni, pubblicato da Skira, Ginevra-Milano, 2008
- Altri testi di Espaliù su: www.accpar.org
- Articoli di "El Pais" su Espaliù: www.elpais.com

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