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Bernard Tschumi - Parte Prima: Biografia e Poetica

Appunti e Ricerche condotte nell’ambito del corso di Architettura e Composizione II
- Parte Seconda: Opere

Biografia - il periodo della ricerca

“L’architettura non è conoscenza della forma, ma forma della conoscenza”

La personalità dell'architetto svizzero decostruttivista può essere compresa indagando i due diversi rami di ricerca verso i quali si concentra la sua attenzione :
• uno di carattere speculativo, volto alla riflessione critico-filosofica;
• uno di carattere pratico, relativo alle possibilità di configurare lo spazio, con particolare attenzione al vivere contemporaneo e ai nuovi bisogni della società postindustriale.
Questi due filoni si sono intrecciati e sviluppati in modo differenziato. Se nel primo decennio di attività Tschumi si dedicaprincipalmente allo studio, con la vittoria del concorso per il Parc de la Villette a Parigi (1982-83) entra improvvisamente nel mondo della professione.

Tschum nasce a Losanna nel 1944 e grazie al padre, architetto e professore, si trova sin dalla più tenera età immerso nel clima dell’architettura, con una spiccata tendenza verso gli aspetti teorici. È la visita alle opere di Sullivan, Wright, Mies a far nascere in lui il desiderio di intraprendere gli studi di architettura. Conseguito il titolo trascorre un lungo periodo dedicandosi alla riflessione sui temi dell’architettura, primo tra tutti il suo ruolo nei confronti della società: autonomia, e quindi architettura come forma d’arte, o piuttosto impegno, cioè architettura al servizio della società?
Le prime opere sono slogan di carattere provocatorio; uno dei primi lavori da segnalare è il progetto “Do It Yourself City”, un collage in cui si combinano foto di diversi oggetti accostate senza alcuna gerarchizzazione ne relazione di causa-effetto; la composizione vuole rendere testimonianza della vita nella periferie parigina. Accanto a questo pannello ne viene esposto un altro con un fotogramma di un film del regista russo Ejzenstejn, dove l’inquadratura mostra la sovrapposizione di diverse immagini, ancora una volta senza una gerarchia.
La ricerca del russo nel settore del montaggio cinematografico rappresenta un riferimento significativo nell’impianto teorico-operativo di Tschumi, per la forte analogia che egli riscontra con l’idea di “montaggio architettonico” che egli sta cercando di elaborare. Elementi fondanti per il suo pensiero sono il movimento cinematografico della macchina da presa e il montaggio come giustapposizione per parallelismo o conflitto. In particolare Tschumi individua tre concetti interessanti:
l’attrazione, modello di comunicazione intensamente emotivo che coinvolge lo spettatore al fine di indurlo a rifiutare le sue abitudini percettive a seguire un andamento lineare dei tradizionali sistemi narrativi;
la scrittura ideogrammatica giapponese, dove la combinazione di due segni non dà semplicemente una somma, ma piuttosto un prodotto, evocando una terza immagine; questo espediente è spesso usato anche nel cinema;
la dialettica marxista, secondo la quale l’arte è in perenne conflitto dialettico per rendere manifeste le contraddizioni dell’essere; analogamente il montaggio esprime il conflitto tra inquadrature indipendenti o opposte.

Un’altra figura che contribuisce a creare il carattere innovativo della concezione architettonica di Tschumi è quella del filosofo Derrida, da cui trae il concetto di margine.
Il modo di procedere di Derrida, obliquo, angolare, senza affrontare il problema in forma diretta, è recepito da Tschumi in duplice accezione: come operazione decostruttivista nei confronti dei principi del Movimento Moderno e come strategia di attacco contro tale sistema di valori.

Per Tschumi uno dei caposaldi dell’architettura è l’ANTIFUNZIONALISMO, fondamentale per la salvaguardia della sua stessa essenza: occorre affermare la “necessità della sua non necessità”, solo così essa recupera la natura di strumento edonistico. Così come lo scrittore e l’architetto intervengono sulla loro opera manipolandone la configurazione esterna mediante ripetizioni, sovrapposizioni e distorsioni, allo stesso modo è possibile operare all’interno dello spazio di un edificio svolgendo azioni non previste dal programma.

Altra nozione fondamentale è quella di EVENTO, desunto dall’azione contestativa del movimento situazionista di Guimard, che negli anni sessanta porta avanti a Parigi una critica serrata della cultura del consumo e verso il funzionalismo. –slogan: “L’immaginazione al potere”
La possibilità di combinare più eventi con uno spazio fa cessare di esistere la relazione tra forma e funzione. La lotta dell’IS (Internazionale Situazionista) intende promuovere un uso più libero dell’ambiente urbanoo. La teoria dell’evento si traduce in “processi architettonici”, non vere e proprie regole.

Architettura come forma Architettura come evento

(definizione statica) (definizione dinamica)

Egli ritiene che il giusto modo di interpretate l’architettura sia quello di tenere in considerazione gli eventi. Occorrono pertanto sistemi diversi di simbolizzazione che suppliscano ai limiti di piante, sezioni e assonometrie, ad esempio con l’uso della fotografia e di filmati, basandosi sui criteri di giustapposizione e sovrapposizione.
L’attività di Tschumi si intensifica tra il 94 e il 96; di questo periodo sono i testi Architettura e disgiunzione ed Event-Cities 1-2-3, l’uno incentrato sulla riflessione teorica, l’altr o rivolto alla prassi progettuale, pertanto strettamente interconnessi. Particolare attenzione è rivolta al ribaltamento dei tradizionali termini della prassi progettuale: bisogna progettare le condizioni e non lasciare che queste condizionino il progetto.



Ciò significa indirizzare i flussi di energia prodotti dal movimento dei corpi, rendendo lo spazio il luogo degli eventi programmati e non. Programma ed evento sono dunque due termini distinti ma strettamente interrelati. Il programma risponde ad una molteplicità di bisogni sociali ed individuali, l’evento è un insieme di avvenimenti imprevisti che contribuiscono a modificare il programma rivelando potenzialità e limiti. Combinando attività programmate, comuni e prevedibili, si può provocare una configurazione spaziale in modo da generare eventi insoliti ed imprevedibili. Tschumi definisce questa particolare configurazione spaziale in-between. L’idea del movimento è rappresentata dai vectors, flussi di energia usati come stratagemmi per organizzare le infrastrutture o per modificare la logica di un contesto.


2 commenti:

  1. Volevo farvi i complimenti perchè la lettura è interessante.
    Aspetto allora la seconda parte!
    Ciao

    Matteo

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