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L’architettura e la fotografia

Spesso, nell’immaginario collettivo, una macchina fotografica è pensata come una lampada di Aladino. Ci si aspetta che, strofinando delicatamente un pulsante, il Genio imprigionato nel meccanismo esaudisca il proprio desiderio, trasformando in immagine durevole ciò che si vede o, peggio ancora, che si crede di vedere. Una macchina invece è uno strumento capace di obbedire, ma solo se le richieste sono fatte correttamente. In fotografia lo spazio e il tempo sono parte sostanziale.
Proprio come accade in architettura. L’architettura non può essere pensata solo come oggetto visivo, perché non può essere solo una bella forma iconica, solo un bel prospetto, ma va vissuta, navigata e non può essere mai staccata dal suo contesto e dal tempo in cui è calcata.
Architettura e fotografia si possono associare in quanto entrambe frutto di astrazione matematica; quest’ultima costituisce il presupposto tanto di un progetto architettonico quanto del principio di funzionamento di una macchina fotografica. Al tempo stesso è innegabile il legame di complementarità che le unisce: l’architettura modifica la luce attraverso lo spazio, mentre la fotografia modifica lo spazio grazie alla luce; una foto coglie nell’eternità l’istante, mentre l’architettura si trasforma con il passare del tempo.


Insomma, apro con questo articolo proprio per creare uno spazio su questo blog dedicato alla fotografia...
...Buona giornata, a presto

3 commenti:

  1. e brava Lisa!
    con questo tuo primo articolo colgo l'occasione per darti il benvenuto sul Blog. Spero di trovare spesso tuoi articoli, anche e soprattutto sull'argomento fotografia... ma con una esperta del settore come te c'è da ben sperare.
    Non voglio svelare niente, ma so che stai preparando un ARTICOLO BOMBA sull'università di Catania... come procede? :p

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  2. post davvero interessante e riflessivo, sono d'accordo con te, le macchine fotografiche di oggi sono davvero scambiate per delle lampade di aladino scatto e via. non è venuta been? pazienza basta cancellarla e ne faccio un'altra.
    Se si vogliono fare delle vere belle foto, che comunichino qualcosa e che quindi vadano oltre al semplice esercizio meccanico ci vuole di più, ci vuol'l'occhio, la pazienza, la voglia di giocare e di mettersi in gioco, di imparare.
    Non sono molto d'accordo sul fatto che la foto congeli il tempo e lo spazio: nell'esempio che hai fatto se noti ci sono dei movimenti, davanti alla chiesa (Venezia? Giù dal ponte degli Scalzi? vicino alla stazione?) ci sono dei corpi in movimento segno che i tempi erano lunghi, il fotografo forse ha voluto confrontare l'immobilità della facciata della chiesa con il fluire della gente.. interessante.. da meditare.

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  3. Mi permetto di rispondere alla domanda dove ci troviamo: è il Duomo di Catania. Mi complimento con Lisa e spero di poter imparare qualcosa anche io da questi articoli dedicati alla fotografia.

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