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Pensiero del giorno... Strane risposte


Non riesco ancora a capacitarmi di quello che sono riuscito a rispondere all'esame di Architettura e Composizione II. So per certo che quando uno si trova in difficoltà dà fondo a tutte le proprie risorse, ma mi sono stupito della lucidità del mio folle ragionamento. Adesso proverò a riepilogare l'interrogazione che ho sostenuto quel giorno, quanto più fedelmente riesco a fare, ma se devo essere onesto l'unica cosa che ricordo con chiarezza è che tremavo.

Prof.: Le faccio una domanda strana: mi parli del concetto di onestà in architettura legandola all'esperienza di MIRALLES e della sedia n° 14.

Io: Visto che mi ha fatto una domanda stana mi permetta di risponderle in maniera altrettanto stana...

Prof.: Mi deve rispondere in maniera corretta...

Io: certo... certo... In una scena di "Tutto su mia madre", capolavoro di ALMODOVAR, c'è un travestito che si trova a dover improvvisare davanti un teatro gremito di persone. Non sapendo cosa fare decide di raccontare tutta la sua vita per intrattenere il pubblico. Comincia elencando tutte le parti del corpo che si era rifatto, quanto gli erano costati gli interventi ecc. Il monologo si conclude dicendo: "perché una persona è tanto più autentica quanto più si somiglia all'idea che ha sognato di se stessa".
Trasponiamo questo concetto in termini architettonici: il travestito non poteva affermare di essere una VERA donna, tuttavia poteva dire di essere AUTENTICA, stessa difficoltà che abbiamo riscontrato noi all'inizio del corso nel distinguere architettura vera e architettura autentica. La verità del costruire, di cui ci parlava MIES, era il legame che si veniva a realizzare tra i materiali e la resa formale dell'architettura stessa. Ma questo concetto aveva un suo senso nel momento in cui serviva per emanciparsi dalla FALSITÀ del costruire. Oggi, questa necessità non è più tanto forte e possiamo dire che ha più senso parlare di ONESTA' ovvero l'atteggiamento che porta un'architetto ad essere coerente con il suo apparato metodologico, con le sue conoscenze, con la sue convinzioni (ammetto che quest'ultima parte l'ho detta in maniera parecchio pasticciata). E in questo senso abbiamo parlato di Rafael MONEO. Ho avuto l'opportunità di leggere qualche estratto del suo libro...

Prof.: "la solitudine degli edifici"?

Io: Esatto... il testo più importante è un discorso di presentazione in cui Moneo espone le proprie convinzioni ribadendo a gran voce che si può parlare d'architettura solo quando questa viene realizzata. Sono i materiali che danno quel grado di realtà all'opera, tale che vi si possa apprezzare "la consistenza delle idee". Prosegue dicendo letteralmente "ciò che viene prima (il progetto) non può essere separato da ciò che viene dopo (la realizzazione)". In questo senso è molto vicino al pensiero di MIRALLES, infatti per lui i materiali caratterizzano il progetto sin dall'inizio. La sedia n°14 veniva presa come modello perché rappresentava un'opera in cui si sfruttavano a pieno tutte le caratteristiche del legno curvato ed era composta da soli 6 pezzi. Questa veniva montata e smontata da tutti i suoi allievi... (quest'ultima parte deve essere stata un Po più lunga perché ricordo riferimenti alle sedie Thonet n°14 prodotte in ferro e plastica, un abominio rispetto tutto quello che abbiamo detto finora)

a volte mi faccio paura... intanto mi godo il mio bel 30! e voi godetevi l'estratto del film TUTTO SU MIA MADRE... un capolavoro!!!

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