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Fallingwater, Pennsylvania, 1939 di Frank Lloyd Wright

Fallingwater o casa sulla cascata nasce da un progetto del 1935 per Edgar J. Kaufmann, un ricco commerciante di Pittsburgh. La costruzione iniziò nel 1936 e sarà completata nel 1939 da Frank Lloyd Wright. I lavori di costruzione furono seguiti da Robert Mosher, per il primo livello, e dal secondo livello in poi da Edgar Tafel.
La famiglia Kaufmann era affascinata da una cascata su un ruscello chiamato Bear Run che corre sui boschi montuosi dell’ovest della Pennsylvania. Wright, dopo aver intrapreso i rapporti con il signor Kaufmann e essere stato per una giornata intera nel fondo, decise di progettare la casa proprio sulla cascata immergendola nella natura.
La famiglia Kaufmann usava l’abitazione come casa di vacanza sino agli anni cinquanta, donandola il 28 ottobre 1963 al Western Pennsylvania Conservancy, che la fa diventare una casa museo aperta al pubblico con migliaia di visitatori l’anno.
In Fallingwater non è possibile trovare una visuale privilegiata perché se una prerogativa della modernità è non avere prospetti privilegiati, Fallingwater questa prerogativa la oltrepassa perché qui i prospetti sono inesistenti; c’è un continuo gioco di volumi che si sovrappongono creando continue sporgenze – rientranze e salti di quota. Questa impressione viene supportata anche da diversi critici come Zevi: << ... affrancandosi da qualsiasi residuo rinascimentale, ripropone la tridimensionalità in chiave antiprospettica, innescando una pluralità di visioni angolari senza mai renderle autonome, e quindi imponendo un moto incessante… >>, o Frampton: <<… Fallinowater rifiuta una corretta riproduzione fotografica… >>.


La progettazione dell’opera avviene sicuramente in maniera De Stijl dato che si vede chiaramente l’utilizzo di lastre verticali, che corrispondono agli spessi setti murari, e l’utilizzo di lastre orizzontali, che corrispondono alle innumerevoli terrazze. Zevi: <<… scardina l’involucro in setti alla maniera De Stijl, riassemblandoli non in un altro involucro più sofisticato, ma in un campo che agglutina il paesaggio; coinvolge ogni elemento architettonico nell’impegno strutturale, preannunciando che i parapetti sosterranno i solai o, meglio, i due lavoreranno insieme, unitamente …>>, De Fusco: <<…la dissimmetria dei corpi, lo slittamento dei volumi e dei piani rispondono sì ad una volontà conformatrice figurativa, ma riflettono anche, s’adeguano ed esaltano l’organico disordine proprio alla natura del luogo; anzi si può dire che la casa traduce in artificio la forza selvaggia di queste rocce e corsi d’acqua. E tuttavia la traduce senza alcuna connessione mimetica …>>.
Dalle parole di questi illustri critici si capisce come Fallingwater otre ad essere De Stijl, è anche il più grande esempio d’architettura organica dove ogni elemento collabora alla funzione statica, ma anche quando il complesso realizzato è in perfetta armonia col contesto in cui viene inserito, organica non è sinonimo di mimesi ma integrazione.
L’architettura organica non è un’architettura a forma d’animale, ma un’architettura che scaturisce dai flussi interni, dal sito, dall’uso dei materiali locali, dal clima e da ogni altro tipo di necessità. Un’ architettura che promuove un’armonia tra l’uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra l’ambiente costruito e l’ambiente naturale attraverso l’integrazione di vari elementi artificiali e naturali. Tutto diventa parte di un unico organismo architettonico. Un’architettura slegata da ogni avanguardia e quindi dalla moda, ed è per questo che vivrà in eterno. Dopo settant’anni sembra ancora una casa fatta su misura e di ottimo gusto, e lo sarà per sempre. Tutto questo ci viene espresso anche da De Fusco <<… va detto che gli sbalzi della costruzione verso valle non sono protesi su una vasta superficie d’acqua come un trampolino su una piscina, ma tendono idealmente a collegarsi con l’altra sponda del torrente, in realtà molto vicina, a guisa di un ponte fra le due rive...>>

Ciò non appare dalla notissima foto dal basso e ci sembra da sottolineare perché mostra come, inserendosi secondo l’andamento del torrente e nel punto più stretto di esso, l’edificio si leghi alla natura del luogo senza violenza e senza giocare effetti di sospensione psicologica…>>.
Wright in Fallingwater per raggiungere l’architettura organica fonde due tecniche costruttive, la muratura e il calcestruzzo armato, ognuno utilizzato per le proprie capacità di prestazione; e nella progettazione va dall’interno verso l’esterno.Durante le fasi di progettazione vicino la cascata verrà aperta una cava, e Wright utilizzerà quelle pietre (arenaria di Pottsville) per fare tutta la parte in muratura dando così un colore e un materiale che è quello del luogo. Con il calcestruzzo armato farà i grandi sbalzi delle terrazze (quella principale è di cinque metri) che vanno a riprendere la naturale stratificazione delle rocce.
La casa non verrà concepita come poggiata sulla roccia, ma addirittura sembrerà fuoriuscita da essa, infatti alcune parti portanti sono fuse con la roccia e a volte la stessa roccia entra all’interno della villa, ad esempio il camino del soggiorno è ricavato tra due grosse pietre.
Frampton <<…L’interno evoca l’atmosfera di una caverna arredata piuttosto che quella di una casa nel senso tradizionale del termine…>>. Pur essendo all’interno sembra di essere fuori perché c’è sempre il rumore della cascata e il pavimento del soggiorno è in una pietra simile a quella del ruscello ed è cerata per richiamarne ancora di più il colore.
La villa non modifica mai la natura sulla quale si insedia, infatti una trave raggirerà un albero che non sarà tagliato, e il percorso del ruscello è quello naturale.
Il contatto con la natura è sempre garantito grazie alle grandi verande a sbalzo e alle vetrate che proiettano direttamente sopra la cascata. Nel soggiorno si trova una scaletta sospesa che scende proprio sul ruscello, questa oltre a servire per l’aerazione della stanza, grazie ai profumi e ai suoni che fa arrivare sin dentro al soggiorno proietta chi li sente direttamente sulla riva della cascata.
La cura del dettaglio è minuziosa, tutto sembra essere progettato dai porta vetro agli utensili per il camino ai mobili che fanno parte della struttura. Le sedie della sala da pranzo, acquistate dalla signora Kaufmann in Italia, hanno solo tre gambe, ed è per questo che riescono a stare in equilibrio sul pavimento irregolare.

La pianta è libera, soprattutto al piano terra, che comprende la zona giorno della casa. Nel procedere dall’interno verso l’esterno si parte dal camino, come proprio dell’architettura di Wright, questo è poggiato su un macigno e rappresenta il fulcro dell’intera composizione; infatti si trova al centro del soggiorno che si apre con delle grandi vetrate verso sud, e fa passare sotto di esso il ruscello.

C’è uno studio attento dei flussi interni che ci viene suggerito dall’orientamento dell’edificio. Infatti, al piano terra, l’ingresso è a est, per permettere una buona illuminazione e una buona quantità di calore già alle prime ore del mattino; il soggiorno è aperto a sud con delle grandi verande, utili perché in questo modo l’ambiente risulta sempre ben illuminato e riscaldato durante tutto l’arco della giornata; a nord, la zona più fredda, non troviamo delle grandi aperture ma grossi setti murari proprio per proteggere dal freddo, e gli ambienti saranno quelli di servizio poco utilizzati come scale, cucina e bagno. Discorsi simili si possono fare anche per gli altri due livelli che rappresentano la zona notte della casa. Al secondo piano troviamo tre camere da letto con relativi bagni; ciascuna di esse si apre su una terrazza, disposte rispettivamente ad ovest, est e sud; quest’ultima incrocia quella del soggiorno sottostante e ne costituisce anche il tetto. Al terzo piano c’è una sola camera da letto, un bagno ed un’altra terrazza. I tre piani della casa si arretrano gradualmente verso il costone roccioso, e le terrazze risultano nella loro maggiore dimensione normali a quelle dei corpi sottostanti .Tutto ciò fa si che la casa risulta essere fatta a misura d’uomo e anche per questo sarà considerata come la massima espressione dell’architettura organica.
Nella rivista Architecture del settembre 2002 pag. 95-97 si legge che: La casa ha avuto problemi strutturali sin dall’inizio. Durante la costruzione Wright ebbe numerosi contrasti con gli ingegneri della Metzger Richardson, che seguivano i problemi costruttivi. A struttura ultimata Wright per convincere l’impresario costruttore a disarmare, dovette posizionarsi proprio sotto la terrazza più grande mentre gli operai toglievano le impalcature. Al momento ebbe ragione il grande maestro e non cadde niente, ma da li a poco i primi cedimenti iniziano a manifestarsi, e la struttura si fessurò con inevitabili infiltrazioni d’acqua all’interno dell’edificio. Al tempo la tecnica del cemento armato non era ancora ben conosciuta, infatti nelle terrazze manca una leggera contro pendenza che serve a compensare la loro deformazione al disarmo; e non si conoscevano ancora gli effetti del Fluage: una deformazione nel tempo del calcestruzzo che genera deformazioni di tipo viscoso anche se sembra ormai solido.
La mancanza di acciaio, della dovuta contro pendenza e la non conoscenza del fluage hanno causato un abbassamento di uno degli angoli delle terrazze di addirittura diciotto centimetri.
Nel 1996 la Western Pennsylvania Conservancy ha iniziato un intensivo programma di restauro, affidato allo studio Robert Silman Associates di Washington. Oggi i pericoli di crollo sono stati definitivamente scongiurati grazie all’inserimento dell’acciaio necessario nelle parti strutturali; e per quanto riguarda il dislivello la società ha preferito lasciarlo come si trova per conservare i segni della storia dell’edificio, come nel caso della torre di Pisa.I problemi riguardano anche la muratura che col tempo si disgrega, ma soprattutto i parapetti, perché la parte arrotondata è stata aggiunta successivamente a freddo e attraverso l’intervento della pioggia, che contiene il tasso maggiore di acidità della regione, e al gelo disgelo degli inverni, si è staccato.

Per quanto riguarda i problemi strutturali non c’è dubbio che ci siano realmente, perché i restauri ci sono stati; solo che forse si sbaglia ad attribuirne le responsabilità al genio di Wright perché leggendo un articolo di Edgar Kaufmann Jr. su: “Architettura cronache e storia, no82, 1962, pag.218-280” si capisce che i problemi non derivano da Wright ma dall’impresa costruttrice, ne riporto alcuni passi: <<…questo impresario era un incompetente di pochissima fiducia, ma parlava bene; tutti i fastidi, o quasi, che in seguito avemmo per l’edificio, vanno addebitati a lui ed alla mal riposta fiducia che aveva ispirato nell’architetto e nel cliente. Cominciò a costruire tutte le casseforme al livello stesso previsto per il cemento, senza lasciar nulla per l’assestamento di esso che si sarebbe verificato dopo la rimozione delle stesse. Ne sono risultate in tutta la casa linee inclinate che avrebbero potuto esser dritte…, …una pessima disposizione dei tondini, cattive miscele del cemento stesso…, …l’errore più grave di questo pessimo impresario, però, fu quello di lasciare senza alcuna protezione per le intemperie il materiale isolante, e di metterlo poi in opera ancor umido sui solai cementizzi di pavimento e tetto, lasciando così grandi tasche piene d’umidità e inaccessibili, che determineranno molte delle così dette crepe…, …venne il momento di rimuovere le casseforme. L’impresario era terrorizzato oltre ogni dire ( forse per la cattiva coscienza), e rifiutò di rimuovere l’ultimo palo che sosteneva il gran sbalzo della terrazza. Disgustato, Wright si mise accanto all’operaio che tolse il palo, la casa resistette. Naturalmente, nei mesi seguenti, ebbe luogo un assestamento notevole degli aggetti…>>.
Data la testimonianza di una persona che era presente durante lo svolgimento dei fatti, ed è anche il padrone, Wright sembrerebbe scagionato.


Bibliografia

- Il futuro dell’architettura, Frank Lloyd Wright, Zanichelli Editore, Bologna, 1989.
- Storia dell’architettura contemporanea, Renato De Fusco, Editori Laterza, Roma, 1988, pag. 315-319.
- Storia dell’architettura moderna, Kenneth Frampton, Zanichelli Editore, Bologna, 1986, pag. 219.
- Storia dell’architettura moderna, Bruno Zevi, Einaudi, Torino, 2004, pag. 324.
- Frank Lloyd Wright – il repertorio, William Allin Storrer, Zanichelli, Bologna, 2001, pag. 236-238.
- Architettura cronache e storia, no82, 1962, pag.218-280.
- Architecture, vol. 91, no 9, 2002, settembre, pag. 95-97.
- Architectural Record, vol. 187, no 5, 1999, maggio, pag. 97.

6 commenti:

  1. ottima e completa descrizione!

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  2. conoscete per caso i dati dimensionali di questa casa?

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  3. Salve! non è che mi potete dare qualche informazione su Grotta House di Richard Meier......perchè devo fare il plastico e non so proprio come fare!grazie cmq

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  4. Ciao,
    sei fortunato, almeno per le piante: trovi le originali sul sito del buon vecchio Meier:
    http://www.richardmeier.com/www/#/projects/architecture/name/0/91/0/

    Qualche suggestione sulla forma e i dettagli puoi prenderle dai video rendering, anche se pessimi:

    http://www.myspace.com/video/andres-aguirre/grotta-house-animation/100988052

    http://www.youtube.com/watch?v=3biqtAJMGR4

    http://www.youtube.com/watch?v=Lb-NYY6U_RM

    http://www.youtube.com/watch?v=b5NF2JQPoIQ

    Inutile dire che se vuoi fare un lavoro come si deve, un salto in biblioteca è d'obbligo. Buona fortuna.

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  5. ho appena scritto un articolo sempre sulla casa di Wright se pensate che possa essere interessante lo trovate qui: http://progettoristrutturare.it/casa-sulla-cascata-di-frank-lloyd-wright/

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