Ad Menu

(...continua) Casa Koshino, di Tadao Ando 1979-83

Relazione scritta nell'ambito del corso di Architettura e Composizione I

- Analisi dei materiali e del linguaggio architettonico + bibliografia
- Analisi dell'ordine insediativo e principi organizzativi della distribuzione funzionale
- Analisi della struttura, delle finiture e degli elementi tecnologici <-

Brogi: A che punto della progettazione viene inserita la scelta dei materiali?
Tadao Ando: Nel mio caso comincia proprio dall'inizio, perché fa parte del processo; è ovvio che queste considerazioni avvengono all'inizio del processo progettuale, quando si pensa ad un materiale locale, ad una tecnica che sia disponibile in quel particolare luogo o al costo che potrà avere l'edificio. (Floornature agosto 2003)

Come ha raccontato più volte lo stesso Ando, sin da piccolo è sempre stato a contatto con materiali diversi, quali in maggior misura il legno, ed, essendosene “innamorato”, “in seguito i miei interessi si sono concentrati sull’architettura che implica lo studio delle relazioni intime tra materiale e forma e tra volume e vita…” (Tadao Ando)
Uno dei punti essenziali dell’architettura di Ando è l’uso di un numero limitato di materiali offrendo però di
questi le caratteristiche tipiche, in quanto è proprio la consistenza di ogni materiale che pone o no in evidenza gli elementi naturali, in particolar modo la luce.
Forte è l’uso di materiali naturali, il CALCESTRUZZO cementizio armato, che, ormai considerato un prodotto naturale, viene applicato in vista ovvero senza alcun rivestimento. Questo materiale
, nelle mani di Ando, diventa plasmabile in forme progettate in modo da riportare alla memoria gli elementi formali dell’architettura classica, è inoltre di una qualità straordinaria (fatto di sabbia grigio-blu).
Per ottenere un calcestruzzo così “perfetto” si procede con lo slump test, test di consistenza, attuato gettando il conglomerato in una cassaforma conica e misurandone l’abbassamento del volume; quando si toglie il cono, se il cono si abbassa meno significa che la miscela è più consistente. La compattezza di questo calcestruzzo è garantita da un livello molto basso di slump e ciò assicura la realizzazione di superfici durevoli e nette anche a forte pendenza, con la pecca però di dover lavorare un materiale molto difficile da modellare. L’elemento che dona compattezza al materiale è l’impiego di casseforme, che garantiscono una perfetta tenuta all’acqua, e ciò è garantito dalla straordinaria qualità della carpenteria in legno di cui usufruisce Tadao Ando.
Altro elemento è il VETRO. Il solaio del soggiorno e quello del corpo curvo aggiunto succ
essivamente presentano un’asola vetrata, che, nel primo caso lascia entrare una luce radente, nel secondo caso, l’effetto viene accentuato dal fatto di essere un’apertura curva.
Tagli verticali nelle pareti esterne portati fino all’intradosso della copertura conferiscono maggiore suggestione allo spazio interno così come l’apertura del soggiorno occupante solo la parte bassa dell’ambiente a doppia altezza.

Ed è proprio parlando del vetro che si introduce un terzo materiale protagonista dell’architettura di Ando: la LUCE. Quest’ultima, variabile a seconda delle ore del
giorno, permea nello spazio interno poggiandosi sulle pareti. Così il calcestruzzo di Ando, da materiale freddo e di grande peso specifico, ma dotato di un’energia sul punto di essere sprigionata, reagisce alla luce in modo da rivelare la sua natura sostanziale, diventando leggero, puro e semplice, e rendendo lo spazio, che un momento prima era freddo, dolce e trasparente.
“Shintai viene usualmente tradotto con l‘espressione “corpo“, ma vorrei conservarne ora il significato che non distingue tra “mente“ e “corpo“…allorché percepisco il calcestruzzo come qualcosa di freddo e duro, nello stesso tempo sento il corpo come qualcosa di soffice e caldo ed è in una relazione generale di questo tipo con il mondo che il corpo acquista il significato indicato al termine shintai…” (Tadao Ando)
Nel momento in cui la luce disegna questi tagli nello spazio interno si innesca il rapporto tra la luce e l’ombra. Come afferma lo stesso autore: “Le mie architetture oscillano continuamente tra estremi opposti (…) tra esterno e interno, tra occidente e oriente, tra astrazione e figurazione, tra la parte e il tutto tra la storia e il presente, tra passato e futuro, tra semplicità e complessità, e mai occupa una posizione fissa.” E ancora “Alla luce è necessario si accompagni l‘oscurità per poter risplendere e dimostrare il proprio potere. “
L’architetto giapponese recupera il valore dell’oscurità, ormai perso, in quanto è proprio questo elemento che produce riflessione e contemplazione. Forse è proprio da questo punto di vista che Casa Koshino può essere meglio interpretata facendo riferimento ai templi scintoisti e alla filosofia del buddismo Zen.
“Più austera
è una muratura, austera al punto di apparire del tutto fredda, più essa dialoga con noi”(Tadao Ando)
Passando ad analizzare aspetti riguardanti MATERIALI utilizzati negli interni dell’abitazione possiamo fare riferimento alle stuoie di cocco adottati per la pavimentazione del s
oggiorno, il legno chiaro per le camere, mentre per gli spazi esterni regna indisturbato il prato.
In cucina prevalgono rivestimenti in acciaio inox,
la zona pranzo ha molti mobili in legno massello ricoperti di vernice poliuretanica e arricchiti da specchiature in vetro. Gli arredi molto semplici e radi si conformano perfettamente al principio di immobilità assunto dall’abitazione, eliminando ciò che non è essenziale. Ed è proprio per questo che in questi spazi è evidente il contrasto tra il calcestruzzo a vista con i fori dei tiranti e la pulizia formale degli elementi d’arredo, in grado di accentuare il gioco di luce.
È certo che tutto il lavoro di Ando è caratterizzato dal tentativo di riconciliare modernità e tradizione: mentre i materiali relativi alla pavimentazione richiamano il mondo giapponese, il controllo modulare degli spazi è riservato alla griglia tracciata dall’intelaiatura in calcestruzzo.
Per quanto concerne la struttura, questa viene influenzata molto dallo stile della casa del tè, in quanto si libera la pianta dai pilastri, relegati al perimetro. “Non mi prefiggo affatto di paragonare muri e colonne o di sostenere ora la superiorità dei primi; ciò cui penso è un modo di operare basato sul rapporto retorico di muro e colonna” (Tadao Ando). Il MURO esprime un invito e al contempo un ri
getto di tutto ciò che è indesiderato. In tal modo si comunica una critica alla società contemporanea: “…la struttura trilitico omogenea ha caratterizzato l’architettura moderna. Ha rubato alle colonne il loro significato, il carattere sacrale, il ritmo. Per questa ragione i muri hanno sostituito le colonne”(Tadao Ando).
Per concludere, forse ciò che potrebbe sovvenire alla visione della casa è il senso di incompletezza e mancanza, poiché si continua ad attendere la presenza umana, tuttavia è proprio questa sensazione e soprattutto il silenzio dei progetti di Ando a renderli così riconoscibili nel rumoroso tumulto causato dal disordine povero delle costruzioni tradizionali e delle altrettanto irrazionali destrezze tecnologiche attuali.

Nessun commento:

Posta un commento