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Pensiero del giorno... tutti al mare

Questo è uno di quei post in cui come al solito mi lamenterò. Mi lamenterò per qualcosa che in Italia non va bene, in Sicilia va peggio, mentre nel resto del mondo, guarda un po', va più che bene.
Perchè la domanda che si pone sempre più di frequente con la bella stagione è la seguente: ma di chi è la spiaggia, di chi è il mare? Domanda lecita a vedere lo stato dell'arte delle coste italiane al confronto di quelle estere. Non voglio ammorbarvi con questioni sulla legalità e illegalità dell'uso che ne fanno gli stabilimenti balneari a fronte di canoni di concessione irrisori, argomento tra l'altro trattato nell'inchiesta di Report "Di pubblico demanio" che vi consiglio caldamente di vedere. Vorrei concentrare gli sforzi per capire quando gli Italiani hanno deciso di rinunciare alle spiagge "libere". Stiamo parlando del luogo pubblico per eccellenza in ambito naturale/naturalistico, così come le piazze possono esserlo per quello antropizzato. Il parallelismo non si esaurisce con quest'unica osservazione perchè a ben pensare l'uso di spiagge e piazze è del tutto simile: in entrambi i casi si finisce sempre ad utilizzare le attività private che nel primo caso si chiamano lidi, nel secondo caso bar o negozi. Il più delle volte la scelta è tutt'altro che libera. Nella foto potete ammirare il chilometrico lungomare di Mondello (PA) in cui solo una cinquantina di metri (e nella parte peggiore) è destinata al libero accesso. Per le piazze la situazione si complica: spiegatemi cosa dovrebbe fare una persona in quelle che sono considerate a Catania tra le più belle, ovvero piazza duomo e piazza università. Nulla di nulla, quasi peggio dei nonluoghi di Marc Augè. Potrei ribaltare la domanda e chiedere in quale piazza catanese si possa svolgere una qualche forma di aggregazione pubblica o attività che sia, ma voglio evitare di essere preso dal panico.
La rinuncia alla spiaggia è quindi l'ennesima rinuncia ad uno spazio pubblico, che come dimostrato si fonda sulla perdita della cosa pubblica in generale. Compito ben più ingrato sarebbe andare a ritroso nella storia per coglierne i motivi e le fasi della disfatta. Finiremmo per fare i conti con la nascita dei centri commerciali, l'endemica assenza e malgestione del pubblico per finire a disquisire dei nuovissimi e virtuali spazi di aggregazione. Storia vecchia. Ma la globalizzazione dovrebbe far pensare che simili circostanze, dovrebbero produrre effetti simili in tutto il mondo. Inutile dire che non è così.
In mente ho sempre l'accattivante storiella sulla Spagna, che adesso posso completare con il ragionamento sulle spiagge.
Tutto comincia con la fine di Franco (1975). Il caro Francisco durante la sua dittatura aveva passato il tempo ad eliminare qualsiasi miraggio di libertà personale soprattutto quelle che potessero rievocare una qualche identità regionale. La vita pubblica era capillarmente controllata e vigeva un senso di paura permanente. Ma come in tutte le favole che si rispettino, il cattivo muore e lascia il posto ad una fase di prosperità e felicità. Gli Spagnoli rivendicheranno con estremo orgoglio l'appartenenze regionali tanto da produrre estremismi di vario genere: molte zone hanno vocazioni indipendentiste parecchio forti e hanno cominciato a parlare e imporre i propri dialetti in maniera del tutto anacronistica. Un'altra "rivalsa" rispetto al regime di Franco è avvenuto in campo urbanistico con la "riconquista" dello spazio pubblico, di cui prima si poteva fruire limitatamente. Questa volontà è stata magistralmente tradotta in quelle architetture che tutto il mondo ha preso ad ammirare. Un esempio su tutti: Barcellona. Da allora, tutti in Spagna conoscono l'essenza genuina dello spazio pubblico. L'appropriazione delle piazze si esplica in maniera sempre diversa e creativa, ma sono le spiagge (sempre e solo libere!) che danno una chiara visione di come ci si possa appropriare totalmente dello spazio. Pensate al centro del lungomare di Barcellona, il centro della città che dà sul mare. Bene, lì vi troverete una spiaggia nudista, non appartata, non nascosta, semplicemente una spiaggia nudista sotto la luce del sole. Questo vuol dire prendere lo spazio pubblico "a morsi", goderne in pieno, senza se e senza ma.
E in Italia devo pagare per andare a mare... ma voi paghereste per entrare in una piazza?




Contro le cabine di Mondello: http://www.noallecabine.altervista.org/

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