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Pensiero del giorno... L'età dei replicanti

Pongo una domanda a tutti gli architetti e ai futuri architetti: in tutta la vostra carriera quante volte crediate che vi verrà commissionato un museo sulle sciagure degli Ebrei?!
Beh Daniel Libeskind è già a quota 3:
1) Contemporary Jewish Museum, San Francisco, California (Under Construction) 2008
2) Danish Jewish Museum, Copenhagen, Denmark 2003
3) Jewish Museum Berlin, Berlin, Germany 1999



E' proprio vero: questa è l'età dei replicanti. L'autoreferenzialità di un architetto può distruggere qualunque sua buona intenzione progettuale. Alla luce delle nuove costruzioni riusciremo a guardare con gli stessi occhi il capolavoro del museo dell'olocausto di Berlino o lo assoceremo ad una produzione seriale che sforna un museo ogni 5 anni?!
Vorrei un attimo distinguere tra il significato e il significante delle opere di Libeskind. Ho pochissimi dubbi sulla validità compositiva e architettonica dei tre musei. Le strutture sono veramente interessanti. Tuttavia credo che la carica emozionale e suggestiva, nonché le idee generatrici siano state fortemente compromesse in queste tre riproposizioni. Non è qualcosa di spiegabile razionalmente, ma voglio ugualmente farvi un esempio. Pensate alla casa sulla cascata di Wright. Bene. Se l'arzillo vecchietto ne avesse fatte altre 3 avremmo gridato al miracolo (architettonicamente parlando)? credo proprio di no... Sono convinto che parte del valore di un architettura risieda nella sua irripetibilità, e se è vero che Wright ormai non potrà più costruire niente su una cascata, Libeskind ha dimostrato di essere tutt'altro che irripetibile: replicabile.
Qualcuno potrebbe controbattere che il mondo dell'arte a partire da Andy Warhol si è orientato alla standardizzazione e alla possibilità di poter riproporre opere sempre più simili tra loro per contenuti e tecniche: con pochi clic tutti riescono a creare il proprio ritratto in quadricromia come quello di Marilyn Monroe. Ma l'architettura è giunta a questa svolta? ci arriverà mai? non saprei... al momento riproporre le proprie idee declinandole all'infinito pare sia assolutamente "cool", vedi Libeskind o Calatrava e i suoi ponti...

Sito ufficiale di Libeskind, sezione progetti:
http://www.daniel-libeskind.com/projects/show-all/

7 commenti:

  1. ciao, hai richiamato un tema che è secondo me il fulcro della questione!e nel quale entrano in gioco tutte le questioni che definiscono l'architettura,la figura del progettista, e la relazione con il contesto...oltre che le questioni sociali, economico-speculative, e culturali!mi sento pienamente d'accordo con la tua riflessione e...se questo è il filone che sta prendendo l'architettura e la sua realtà materica,allora come estrema conseguenza (anche della evoluzione tecnico/tecnologica dell'industrializzazione) possiamo immeginare (cosa già fatta) l'architettura come un lego di prefabbricati componibili e in vendita in kit alla portata di tutti! (vedi il fenomeno dei nuovi reality su arredamento, ristrutturazioni e costruzioni)!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. che si arrivi all'architettura "ripetibile", è in qualche modo sensato.
    ma che gli edifici "unici", come il museo di Berlino qui citato, che toccano quella zona grigia tra l'architettura e l'opera d'arte, diventano anch'essi ripetibili?

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  4. Oggi stavo pensando proprio al tema del tuo post! E' vero, la ripetizioni di alcuni architetti è sconcertante. Però ci sono più aspetti da valutare, e non sempre si può essere denigratori.
    Per esempio, sono daccordo con te che ormai il tema dell'olocausto sia sputtanato e ridicolo. Il primo era geniale, perchè originale tema e soluzione. Ora si ripropone in egual modo, senza nuove soluzioni. Ma come si sofferma Zevi nella sua storia le sperimentazioni devono essere portate avanti in modo scientifico, dunque per sperimentazioni ed aggiunte progressive. Zaha Hadid se ci pensi è un esempio: cronologicamente due progetti vicini si assomigliano, ma se ti sposti di appena un paio d'anni di differenza si notano subito evoluzioni abissali...
    Libeskind non ha avuto questa maturazione... Peccato!
    PS: edifici ripetibili... Ma questo è il plan voisen! :)

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  5. per dade: nn conosco i reality di cui parli, ammenocchè tu non ti riferisca al grande fratello dove i concorrenti hanno dovuto arredare casa... no comment...
    la prima cosa che mi è stata detta appena entrato all'univ è stata: non crediate di sapere come progettare una casa per il semplice fatto che le abitate.
    nula di più vero...
    peccato che la tendenza sia esattamente opposta, vedi riviste per casalinghe pseudo designer d'interni o per aspiranti muratori. i reality confermano... e la standardizazzione di cui parli è fatta soprattutto per questi individui, però a mio avviso i risulti sono tutt'altro che standard, altrimenti non si spiegerebbe la diversità dell'edilizia spontanea.

    per byb:
    giustissimo che la ripetibilità è in qualche modo sensata. tutto dipende dall'ambito, dalla tipologia edilizia (che parola assurda), dai soldi ecc ecc... per un museo, francamente...

    per peja:
    la lettura evoluzionistica dei progetti è particolarmente interessante a patto che nasca da intenzione manifesta e dichiarata. quando non è così ho come l'impressione di fare un condono ovvero di assolvere gli architetti da tutti i loro peccati... nello specifico il caro Daniel avrebbe avuto un occasione irripetibile perchè doveva lavorare sempre su un museo e sempre sulla stessa tematica (senza contare tutte le disgrazie di cui si è occupato negli anni, vedi torri gemelle 11 sett) allora perchè il capolavoro è la prima opera? (notate bene, questo fenomeno è sempre più evidente negli architetti di ultima generazione mentre per i grandi maestri del novecento il "capolavoro" lo troviamo tra le ultime realizzazioni)

    rispondo a tutti per quello che posso, nella consapevolezza che apprendo più io dai vostri commenti che non voi dai miei post :D
    poi gli argomenti che vengono fuori sono sempre interessantissimi e forse è per questo motivo che mi trovo a scrivere un commento più lungo del post... con piacere, ovvio :)

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  6. E' un problema di linguaggio.
    E' sempre difficile rinnovare il linguaggio anche tra i grandi, tra questi pochi sono stati dei geni: LC, Mies, Wright, in Italia in passato Michelangelo, oggi Piano.
    Persone eccezionali.
    Io mi accontetnterei di diventare come l'architetto ebreo di cui parli

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  7. sono finita nel suo blog x caso (dal vostro link!) cercando ispirazioni per progettazione! alla mia amica piace un sacco.. a me non troppo: le pareti inclinate non le vedo troppo adatte ad un museo.. poi de gustibus.. e in base agli oggetti da esporre ;)

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