Ad Menu

Attualità e curiosità...Casa Moriyama

Oggi un professore tra le tante diapositive ci ha mostrato un'opera che non avevo mai visto...eppure è significativa poichè rappresenta in qualche modo (dal mio punto di vista) la parodia della di quelle che sono le case al giorno d'oggi...solo un mucchio di ambienti ognuno con una funzione prestabilita. Bene...Ryue Nishizawa realizza Moriyama house (Tokyo, completata nel 2006) operando apparentemente allo stesso modo di molti architetti, ma lasciando alla natura il compito di collegare i diversi ambienti... ciò vuol dire che per passare dalla camera da letto al bagno o da questo alla cucina si passa obbligatoriamente all'esterno, alla vista di tutti... geniale l'idea, ma poco reale la prospettiva di una abitazione!!!

Planimetria di...

5 commenti:

  1. L'architetto presso il quale lavoro ha un libro in cui ci sono molte foto e disegni di questa casa.
    In effetti, non è un'unica abitazione, ma una specie di "condominio" composto da tante scatolette.
    ogni grossa scatola è in pratica una casa "indipendente" molto piccola, con più piani-soppalchi per le varie camere, o appunto collegata tramite gabbie di vetro ad altre scatole.
    le scatole più "piccole" (che ospitano soprattutto bagni e cucine) sono collegate con corridoi completamente vetrati. quindi si passa "quasi" all'esterno, ma riparati dal vento e dalla pioggia.

    uniche eccezione mi pare siano lo strano minuscolo cubotto-bagno (indicato con D) nel mezzo del giardino, che è completamente isolato, e potrebbe essere un locale "condominiale", come i vecchi bagni in cortile dei tempi andati.
    E la camera indicata con C, che non ha ne bagno, ne angolo cottura, ne una scala per un altro livello, e quindi potrebbe essere lo studio-salotto indipendente di una delle abitazioni del condominio.

    RispondiElimina
  2. tra l'altro, nelle foto a colori, si nota l'effetto "carta piegata" della candida pelle delle varie scatolette.

    e la cura "antimacchia" di tenere il rivestimento bianchissimo leggermente "sollevato" da terra (una decina di cm) con una zona d'ombra che smaterializza il muro scuro sottostante.

    RispondiElimina
  3. Effettivamente non è abitata da una sola famiglia, ma dai proprietari e da qualche affittuario che fruisce di alcuni ambienti, anche separati tra di loro. Gli spazi verdi, utilizzati da tutti come una piazza all'aperto anche per le attività di vita quotidiana, sono il connettivo tra ambienti complementari e distaccati (come dici tu con qualche corridoio vetrato). Almeno questo è riportato nel numero 132 della rivista Lotus.

    RispondiElimina
  4. mi viene da pensare che siano più evidenti i distacchi tra i volumi di quanto non lo siano le connessioni, ma immagino fosse questo lo scopo dell'architetto.
    Pensare che esistono spazi comuni, aperti e chiusi, che possono essere utilizzati da tutti, rende veramente speciale questo progetto. Così la casa non diventa un luogo di isolamento dal resto del mondo, ma un opportunità per vivere in maniera diversa la propria abitazione.
    Mi viene in mente qualche teoria di Bernard Tschumi secondo cui la casa altro non è che una "stanza della città"... mi rendo conto che tutto ciò è molto affascinante, ma considerando cosa accade tra vicini in Italia meglio costruirsi delle fortezze... (vedi caso di Erba con Olindo Romano e Rosa Bazzi)

    RispondiElimina
  5. lo slogan più efficace per sintitizzare questa abitazione è stato quello di un giornale canadese "Homes away from home". La tipologia di casa a patio è stravolta, destrutturata fino a celare il proprio significato, creando così un mondo dove la sacralità della sottile linea rossa privato-pubblico non viene spezzata, bensì resa più elastica a favore dell'interazione tra persone diverse. Certo una città costruita con questi criteri sconvolgerebbe anche Salvador Dalì ma, forse non potrebbe essere la normale evoluzione di una metropoli? Dopo tutto Roma è sorta sul Palatino come una semplice interazione di case di pastori, disposte un po' a caso, ed è divenuta una Capitale. Che Nishizawa abbia voluto rendere omaggio al mondo della sua infanzia, sperimentando su qualcosa che per molti anni è stato un tabù. Soltanto la storia ce ne darà la conferma.

    RispondiElimina