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Villa Savoye, Poissy, Francia,1929 di Le Corbusier

Tesina scritta nell'ambito del corso di storia dell'Architettura II

Villa Savoye a Poissy è una delle opere più celebri di Le Corbusier e fu realizzata tra il 1929 e il 1931 per Perre Savoye, amministratore di una compagnia d’assicurazioni, e per la sua famiglia. Il terreno si trova in piena campagna, su una collina, circondato da alberi di alto fusto che lo isolano dalla strada d’accesso. Dalla collina si ha la veduta sulla vallata della Senna. Questo edificio è diventato monumento storico il 16 dicembre 1965.
In quest’opera possiamo ritrovare i punti più importanti della poetica di Le Corbusier; infatti troviamo applicati i suoi cinque punti, la coesistenza delle forme pure e l’architettura dei percorsi, e su questo sono d’accordo i maggiori critici d’arte come Zevi, De Fusco e Tafuri.
I suoi cinque punti sono:

- I pilotis sono dei pilastri in cemento armato disposti in una maglia ortogonale e rappresentano la struttura portante dell’edificio sostituendo i voluminosi e vincolanti setti murari. I pilotis, poggiati su dei plinti, oltre ad essere la base per gli altri punti servono per elevare la costruzione separandola dal terreno e quindi dall’umidità.

- Il tetto giardino serve per restituire all’uomo il verde che non sarà più solo sotto l’edificio, ma anche e soprattutto sopra. Non è detto che sia un vero e proprio giardino con piante e fiori, ma comunque una zona aperta e fruibile. Se viene usata la sabbia con le piante, queste sono utili per mantenere un’umidità costante dei solai.

- La pianta libera (il plan libre) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle mura portanti che “schiavizzano” la pianta dell’edificio, permettendo all’architetto di progettare l’abitazione in tutta libertà, disponendo le pareti a piacimento e organizzando i piani in maniera indipendente per meglio sfruttare l’orientamento di cui necessitano.

- La facciata libera è anch’essa derivante dallo scheletro portante in cemento armato che è rientrato rispetto al piano di facciata così che la parte più esterna non è più portante e può essere trattata e modificata facilmente in base alle necessità dettate dall’abitare.

- Le finestre a nastro (le fenetre en longueur). Dato che la facciata è libera questa può essere tagliata in tutta la sua lunghezza da finestre, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l’esterno.

Il progetto iniziale della casa era su tre livelli più un solarium, con la disposizione degli ambienti che è tutta dettata dai percorsi.
Al pianterreno troviamo i garage, un alloggio di servizio e una sorta di atrio d’ingresso da un lato vetrato curvo secondo il raggio minimo di curvatura di un’automobile, dall’atrio d’ingresso si dipartono una scala e una rampa (disposta lungo l’asse dell’edificio), che arrivano sino al terzo ed ultimo piano. La maglia dei pilastri è quadrata con un interasse di cinque metri.
La pianta del primo piano è organizzata in due zone disposte ad L attorno alla rampa. La prima zona è costituita dal soggiorno pranzo orientato sul lato ovest del quadrato, rivolto verso sud troviamo il tetto giardino, questo è separato da una grande parete di vetro scorrevole dal soggiorno, che si configura come una parte del giardino protetta dalle intemperie. Sul lato sud-est è collocata la camera del figlio, con un accesso sul giardino. Su tutta la lunghezza. rivolta a nord, a partire da ovest, troviamo: l’office, cucina, terrazza di servizio e camera degli ospiti.
Al secondo piano troviamo l’appartamento del padrone di casa, costituito da una suite che si sviluppa parallelamente alla rampa.
Nel novembre 1928 viene calcolato il costo di realizzazione della casa, che il cliente giudica troppo elevato. Dal novembre all’aprile dell’anno successivo vengono studiati altri cinque progetti con l’obbiettivo di ridurre i costi, rispettando però le scelte fatte nel primo progetto; conclusione: soppressione di un piano, il secondo, riduzione del 10% della superficie, interasse dei pilastri si riduce a quattro metri e settantacinque.

Il piano terra rimane pressoché uguale, con i garage e gli ambienti di servizio; le modifiche sostanziali sono al primo e unico piano dei padroni. La lunghezza del soggiorno viene ridotta in modo tale di allineare la cucina e l’office sullo stesso fronte del soggiorno. La riduzione della terrazza di servizio e il suo spostamento legato a quello della cucina, permettono di trasferire il bagno della camera degli ospiti e la camera del figlio nello spazio prima occupato dalla cucina e dalla terrazza di servizio. In questo modo si può utilizzare lo spazio che prima era del figlio e parte della hall, in cui arriva la rampa, per spostare dal secondo al primo piano la camera, la toilette e il bagno dei genitori. La scala di servizio inizialmente addossata alla parete interna della cucina, viene sostituita da una a chiocciola collocata al centro della hall; questo consente la realizzazione di un corridoio per disimpegnare la camera del figlio e quella per gli ospiti in modo indipendente da quella per i proprietari.

Le Corbusier progetta questa casa pensandola come poggiata sull’erba staccandola dal suolo e quindi dalla natura, infatti scrive: <<...la casa si poserà nel mezzo dell’erba come un oggetto…, …elevando le masse sensibili della casa al di sopra del suolo, nell’aria. La vista della casa è una vista imperativa, senza collegamenti col suolo…, …il centro di gravità della composizione architettonica si è elevato: non è più lo stesso delle vecchie costruzioni in pietra, le quali mantenevano un legame ottico col suolo…, …l’edificio si presenta come un oggetto in vetrina sopra un piedistallo…>>. Infatti il corpo dei servizi a pianterreno è arretrato su tre lati rispetto al filo del volume superiore; la sua consistenza volumetrica è quasi annullata dalla vetrata e dal colore verde scuro delle superfici chiuse.



Dall’esterno si nota immediatamente l’amore per la forma pura, un basso parallelepipedo, Le Corbusier dice: “l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce. I nostri occhi sono fatti per vedere le forme nella luce; i cubi, i coni, le sfere, i cilindri, o le piramidi sono le forme primarie che la luce esalta e per questo sono belle forme”.
La struttura è sospesa su esili pilastri, i pilotis, e i quattro fronti apparentemente tutti uguali sono tagliati da delle finestre a nastro.
Le quattro facciate non sono tutte uguali. Due di esse hanno pilotis ha filo di parete, mentre le altre due sono a sbalzo rispetto ai montanti; le prime non sono vere facciate libere, mentre le seconde si.
Questa caratteristica delle facciate può essere verificate facilmente sia in pianta, andando ad individuare la posizione dei pilastri; sia nei prospetti, dove quelli liberi hanno le finestre a nastro continue, gli altri invece no. Le facciate sono tutte simili perché l’architetto non vuole che nessuna delle quattro predomini sulle altre, “i singoli pilastri del pianterreno, grazie a una giusta disposizione, ritagliano il paesaggio con una regolarità il cui effetto è di abolire qualsiasi nozione di davanti, o di dietro o di lato della casa”.
La simmetria che si può generare è abolita dalla posizione asimmetrica dei corpi sovrastanti l’edificio, gli oggetti a reazione poetica (solarium e scale). Questi conferiscono una nota di varietà e ambiguità al tutto, così da rendere ogni visuale di prospetto diversa dalle altre; guardando dai vari lati il gruppo di oggetti a reazione poetica ora appare a sinistra, ora di fronte, ora a destra, e poi scompare del tutto per chi guarda dal basso.
Malgrado la serie di cambiamenti intervenuti nell’organizzazione degli ambienti del progetto definitivo rispetto al progetto iniziale, il carattere dell’edificio non ha subito alcuna modifica sostanziale. L’immagine del parallelepipedo sospeso su pilotis e forato lungo tutto il suo perimetro dalle finestre in lunghezza, rimane confermata. Poi si nota che la facciata corrispondente alla terrazza-giardino è simile alle altre; e ciò chiaramente in deroga al principio funzionalista per cui l’esterno dovrà rispecchiare fedelmente l’interno. Secondo De Fusco: <<interno ed esterno devono sì corrispondersi, ma non al punto da scompaginare un’immagine che il Nostro aveva prefigurato in nome non solo di una logica funzionale, ma anche, in questo come in numerosi altri casi, in quello di una logica della fantasia>>. Io sono d’accordo con De Fusco perché questa apparente falsità, che può essere comunque facilmente verificata andando sul terrazzo, è necessaria perché così facendo non ci sono fronti predominanti; e perché chi frequenta il tetto-giardino pur essendo all’esterno, grazie alla presenza delle finestre, si sente più protetto e quasi in un interno.

Il rapporto con l’esterno non è completo come è proprio dell’architettura organica e di Fanlligwater perché come dice lo stesso Le Corbusier “la casa si poserà nel mezzo dell’erba come un oggetto”, e quindi non
scaturirà dal suolo e dall’ambiente circostante; ma grazie alle grandi finestre a nastro il rapporto con l’esterno, in senso visuale, e sempre garantito.



Sia Zevi che De Fusco che Tafuri sono d’accordo che la rampa serve a lacerare la forma pura del parallelepipedo spaccando tutta la villa in senso longitudinale, come facevano i cubisti scardinando l’involucro e penetrando nell’interno dell’oggetto. Ma la rampa, dopo aver spaccato la forma pura, rende percepibile la continuità degli spazzi che essa ha frantumato; infatti collega al coperto il piano terra col primo piano e, all’aperto, quest’ultimo col tetto-giardino. In tal modo la rampa, vera e propria promenade architecturale, costituisce un elemento plastico costantemente visibile nella parte centrale della casa sia per chi guarda dall’interno, sia per chi guarda dalla terrazza del primo piano.

Anche in questa abitazione i mobili fanno parte dell’architettura, perché la struttura fa parte dell’arredamento, e l’arredamento della struttura. Ad esempio in cucina il mobile è incassato nel muro, oppure un tavolinetto che viene sorretto da un pilastro.
Una cosa molto innovativa persino per il nostro tempo è il bagno della camera da letto matrimoniale, dove non ci sono porte ne pareti che dividono la zona letto dalla zona bagno, ma solo un piccolo muretto. Le tre camere da letto hanno tutte una zona bagno che però non ha in nessun caso un’apertura sulle pareti laterali, aperture che si ritrovano sul tetto.




Bibliografia

- Verso
una architettura, Le Corbusier, Longanesi & C, Milano, 2001.
- Mille anni d’architettura in Europa, Renato De Fusco, Editori Laterza, Roma, 1993, pag. 612-614.
- Storia dell’architettura contemporanea, Renato De Fusco, Editori Laterza, Roma, 1988, pag. 266-270.
- Architettura contemporanea, Manfredo Tafuri, Electa, Milano, 1992, pag. 113-119.
- Storia dell’architettura moderna, Bruno Zevi, Einaudi, Torino, 2004, pag. 98-110.
- Guida all’architettura moderna – Le Corbusier, Francesco Tentori e Rosario De Simone, Editori laterza, Bari-Roma, 1987, scheda 4.
- The architectural review, vol. 205, no 1228, 1999, giugno, pag. 98.
- Parametro, no 180, 1990, settembre/ottobre, pag. 70-73.

2 commenti:

  1. Bell'articolo, complimenti mi ci sono imbattuto mentre perchè stavo scrivendo un articolo sempre su villa Savoye (se volete lo trovate qui:http://progettoristrutturare.it/villa-savoye-a-poissy/), ps Meravigliosa

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    1. Ciao Domenico, mi piacerebbe leggere il tuo articolo ma il link sembra errato, puoi controllarlo? Grazie, Giovanni

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